Michele Pellegrino
Padre Michele Pellegrino (1903-1986) è stato arcivescovo di Torino dal 1965 al 1977. Come tale ha partecipato alla quarta e ultima sessione del Concilio Vaticano II dove fece due interventi sulla “libertà di ricerca e di pensiero” riconosciuta a tutti i cristiani. Amante prima ancora che studioso dei padri della chiesa, dal 1942 fino alla nomina episcopale è titolare della cattedra di Letteratura cristiana antica all’Università di Torino. Condusse sempre una vita contrassegnata da semplicità e sobrietà, rifuggendo onori e privilegi. Il suo ministero episcopale fu caratterizzato da una fedele e convinta volontà di attuazione del Concilio, da una grande sollecitudine per i poveri e da un’attenzione particolare per le esigenze della giustizia e della pace in una stagione sociale ed ecclesiale particolarmente tumultuosa. La sua lettera pastorale Camminare insieme (1971), scritta avvalendosi dei consigli e dei contributi di tutte le componenti della diocesi, rimane una pietra miliare del magistero episcopale dell’immediato post-concilio.
Dopo le dimissioni da arcivescovo di Torino si ritirò a Vallo Torinese dove continuò a coltivare la sua passione per l’annuncio evangelico ai poveri della storia, proseguendo il ministero della predicazione e svolgendo anche il servizio di vice-parroco. Colpito da ictus nel gennaio del 1982, fu ricoverato al Cottolengo di Torino, in mezzo ai malati più poveri e abbandonati, dove morì il 10 ottobre 1986.
Con la sua visita a Bose il 29 giugno 1968 per un incontro sul tema “Il primato di Pietro” e celebrando in quell’occasione l’eucaristia con quanti si trovavano riuniti a Bose, padre Pellegrino pone fine all’interdetto alla celebrazione in loco di liturgie pubbliche – decretato dall’allora vescovo di Biella – e conferma fr. Enzo nel cammino monastico ecumenico intrapreso. Sempre vicino alla vita della Comunità, di cui resta garante della comunione con la chiesa cattolica, in occasione della sua ultima visita – compiuta nel 1977, pochi mesi prima delle dimissioni da vescovo di Torino – ci chiede di perseverare vivendo la nostra povertà soprattutto lavorando con le nostre mani e condividendo i beni con i più poveri.