Preghiera e fatica
Dicevano di abba Macario il Grande che [una volta],
mentre saliva da Scete ed era carico di cestini,
spossato dalla fatica,
si mise seduto e pregò dicendo: “Signore, tu sai che non ce la faccio più”.
E subito si trovò al fiume.
“Signore, tu sai che non ce la faccio più”: questa è la preghiera che abba Macario rivolge al Signore un giorno in cui è vinto dalla fatica. Cosa può dire a noi, oggi, questo brevissimo racconto? Innanzitutto che la preghiera fatta di cuore, con semplicità e sincerità, viene prontamente esaudita: “E subito si trovò al fiume”, riferisce il detto. In secondo luogo, questo brano mette in luce un atteggiamento positivo di chi crede: finché può, Macario cammina con i cesti sulle spalle, docilmente piegato alla fatica del lavoro; a un certo punto, però, confessa al Signore la propria stanchezza, e insieme la consapevolezza di non essere solo; infatti dice: “Signore, tu sai…”. Non pronuncia parole di recriminazione o accusa, né verso altri né verso se stesso, e neanche verso Dio, solo si mette seduto e prega. In risposta alla sua fede grande, il Signore esaudisce quello che nella preghiera è solo implicito: la richiesta di aiuto per portare il carico e raggiungere la meta.