Il giogo che libera

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18 luglio 2024

Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 11,25-30 (Lezionario di Bose)

25In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 26Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 27Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. 28Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. 29Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. 30Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero»


Gesù loda il Padre per aver rivelato ai “piccoli” i misteri del Regno, anziché ai “sapienti e ai dotti” (v. 25). In un’epoca di sovrabbondanza informativa, egli ci ricorda che la vera saggezza non risiede nell’accumulo di saperi ma nella semplicità di cuore e nell’umiltà. Il concetto di “piccoli” non si riferisce all’età anagrafica, ma a uno stato d’animo: un’apertura alla grazia divina che trascende l’intelletto. Questi “piccoli” sono gli anawin dell’Antico Testamento, i poveri in spirito che trovano rifugio in Dio (cf. Mi 6,8).

La mitezza di Gesù significa essere più forti della propria forza (cf. Mt 5, 5), non è una debolezza, ma una forma di potenza interiore che nasce dall’umiltà di riconoscere la propria dipendenza da Dio e di accettare i propri limiti. In un mondo che esalta l’autosufficienza e l'individualismo, Gesù si presenta come mediatore unico della rivelazione divina, sfidandoci a cercare una relazione personale e autentica con lui per conoscere il Padre. L’universalità del suo invito trascende ogni barriera culturale, sociale o religiosa, aprendo la via della salvezza a tutti coloro che lo accolgono con cuore sincero.

L’immagine del “giogo” è particolarmente eloquente. Il giogo era uno strumento che univa due animali per condividere il peso del lavoro nei campi. Gesù reinterpreta questa metafora rabbinica in chiave liberatoria. Il suo “giogo dolce” e “carico leggero” (v. 30) contrastano vividamente con i pesanti fardelli imposti dalla vita. Accogliere il giogo di Cristo significa abbracciare un nuovo modo di vivere, basato su relazioni genuine, sull’amore e sul servizio agli altri, come lui stesso ha insegnato attraverso il suo esempio vivente (cf. v. 29).

Nel contesto odierno, caratterizzato da iperattività, burn out, ansia cronica e pressioni sociali sempre più intense, questo messaggio di Gesù assume una rilevanza straordinaria. Non promette una vita priva di difficoltà, ma offre un nuovo modo di affrontarle insieme a lui. Il “ristoro” (v. 28) che propone non è mera inattività o fuga dalla realtà, ma un rinnovamento profondo che scaturisce dalla comunione intima con Dio. È un’alternativa alla frenesia e all’egocentrismo del mondo, un’esortazione a riscoprire il valore della vulnerabilità e della semplicità, e a riconsiderare le priorità quotidiane.

Le preoccupazioni a cui Gesù allude sono estremamente attuali: l’incertezza per il futuro, il peso delle responsabilità, la pressione delle aspettative sociali, il senso di colpa e di inadeguatezza per non aver fatto abbastanza, e il tormento dell'autocritica incessante…

Il suo richiamo a “venire a lui” (cf. v. 28) ci ricorda che non siamo destinati a portare questi fardelli in solitudine. Possiamo invece affidarli a lui nella preghiera, trovando nella sua presenza un sostegno che allevia e una speranza che trasforma la nostra prospettiva sulla vita (cf. 1 Pt 5,7).

Accogliere l’invito di Gesù significa rallentare il passo accelerato della vita moderna, lasciare andare la presa sulle nostre preoccupazioni e imparare a camminare con lui, per trovare la vera libertà nel paradosso di un giogo che libera e di un carico che solleva. Così, in questo percorso condiviso con Cristo, scopriamo una pace e una forza che vanno oltre le nostre capacità, trasformando le sfide della vita in opportunità di crescita spirituale e di autentica libertà interiore.

sorella Monica


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