Imaculada Conceição de Maria
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Reflexões sobre as leituras
de LUCIANO MANICARDI
A própria pobreza, a própria pequenez, aceites e assumidas serenamente, porque colhidas sob o olhar amoroso de Deus, tornam-se a maior riqueza do crente
CD con meditazioni
per Avvento - Natale
giovedì 8 dicembre 2011
Anno B
Gen 3,9-15.20; Sal 97; Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26-38
Centro delle tre letture è l’annuncio che Dio fa grazia. Dio agisce con misericordia nei confronti dell’umanità peccatrice, destinandola, con la sua promessa, alla vita e alla salvezza (Gen 3); Dio manifesta la sua grazia nella giovane donna di Nazaret chiamandola a diventare dimora del Messia, sito individuabile tra gli uomini del Salvatore (Lc 1); Dio ha fatto grazia ai cristiani in Gesù Cristo: in lui essi hanno la salvezza, in lui Dio li ha eletti destinandoli a essere “santi e immacolati” nell’amore (Ef 1).
Il brano evangelico non presenta soltanto l’annuncio della nascita del Messia a Maria, ma è anche il racconto della vocazione di Maria. E ciò cui Maria è chiamata (“concepirai un figlio, lo darai alla luce”) è semplicemente impossibile a lei che è vergine e non ha relazioni con un uomo. La vocazione non appare il semplice sviluppo delle doti o delle capacità naturali della persona, ma appello ad aprirsi a ciò che il Signore compirà. Chiede un’apertura al novum, all’inedito, e soprattutto la fiducia nel Dio cui “nulla è impossibile” (v. 37). Coscienza della propria miseria, povertà e limitatezza, e fiducia nella potenza della misericordia di Dio sono i due poli della vocazione. La propria povertà, la propria piccolezza, accettata e assunta serenamente perché colta sotto lo sguardo amoroso di Dio, diviene la più grande ricchezza del credente. La vocazione può arrivare a produrre turbamento nel chiamato (v. 29), può condurlo a chiedersi che senso abbia la vita che egli ha creduto di intraprendere in obbedienza alla parola di Dio (v. 29): obbedire e adempiere la vocazione significa infatti entrare in una morte a se stessi per lasciarsi plasmare dalla parola del Signore (“avvenga di me secondo la tua parola”) ed entrare così nell’esperienza della novità di vita, dell’essere nuova creatura.
Alla dimensione della vocazione il testo di Ef 1 aggiunge un’importante specificazione: il cristiano è chiamato a essere “a lode della gloria di Dio”. Non solo a lodare, ma a essere lode. La gloria di Dio è la sua presenza, la sua traccia nella storia, traccia che si può riassumere nella “grazia” (v. 6), ovvero nella misericordia, nel dono.
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