Epifania do Senhor - 2013
Bose, 6 janeiro de 2013
Homilia de ENZO BIANCHI
Naquela hora caíu o muro erguido entre o céu e a terra, o muro que nos separava de Israel; caíu o muro da inimizade e tornou-se possível ser apenas um corpo.
Bose, 6 gennaio 2013
Omelia di ENZO BIANCHI
Dopo Natale noi celebriamo oggi la seconda epifania, la seconda manifestazione di Gesù quale uomo nato da donna e quale Figlio di Dio da lui inviato nel mondo. È Matteo che ci testimonia questa manifestazione non a Israele, come quella narrata da Luca, ma alle genti, ai pagani, a quegli uomini e a quelle donne che – come ci ha detto la lettura della vigilia – erano “senza Cristo, estranei all’alleanza, senza speranza in questo mondo” (cf. Ef 2,12).
Questa manifestazione-epifania del Signore è il Vangelo, è la buona notizia, e noi oggi siamo chiamati ad accogliere questo mistero, a esserne partecipi, nient’altro. Una celebrazione come quella di oggi norma di fatto l’omelia, che come parola nostra dev’essere non solo ispirata dalla Scrittura, ma deve ridire e proclamare il mistero in essa contenuto. Perché non sempre l’omelia dev’essere esortazione, ammonizione; soprattutto, l’omelia non deve essere determinata dalla preoccupazione di indirizzare pensieri contro alcuni o qualcuno (questa eventualmente spetta alla lectio e a chi presiede o è da lui delegato); non sempre deve stupire con idee particolarmente profonde o servendosi di citazioni che compiacciono chi le trova; ma l’omelia deve sempre essere vangelo, buona notizia.
E così oggi dobbiamo meravigliarci, stupirci dell’annuncio che ci viene fatto: Gesù è nato a Betlemme, è il Messia di Israele, ma come Messia di Israele che compie le promesse fatte ai padri, da Abramo in poi (cf. Gen 12,3; 18,18; 22,18), è il Salvatore di tutte gli uomini, di tutte le genti, e a tutti porta la benedizione. Ecco perché dei sapienti delle genti, dei cercatori di senso – diremmo oggi –, scrutando questo mondo, questo cielo e questa terra, sono giunti a tentoni (cf. At 17,27), dopo un lungo cammino, presso il bambino.
Certo, hanno anche avuto bisogno di ricorrere a Israele, ai giudei per giungere alla vera destinazione, al bambino Signore del mondo. E una volta ricevuta la rivelazione, tramite i suoi testimoni, eccoli in adorazione: anche loro hanno visto il bambino e Maria sua madre. In quell’ora è caduto il muro innalzato tra cielo e terra, il muro che metteva noi da una parte e Israele dall’altra, è caduto il muro di inimicizia, ed è diventato possibile essere un solo corpo (cf. Ef 2,14-18). In quell’ora è stato aperto a tutti l’accesso all’alleanza, alla comunione con Dio, alla fraternità con Gesù Cristo. È una buona notizia per tutti, davvero per tutti: nessuno è escluso e il ringraziamento diventa ecumenico, da parte di tutto l’orbe terrestre e di tutto il cosmo.
Questo mistero è talmente dossologico, talmente riassuntivo di tutta la rivelazione cristiana, che ha dato origine a una straordinaria orazione dopo la comunione, che noi preghiamo sovente, in particolare nell’ufficio di mezzogiorno:
La tua luce, il tuo Spirito santo, Signore,
ci accompagni sempre e dovunque,
perché contempliamo con sguardo puro
e accogliamo con amore
il mistero di cui tu ci hai fatti partecipi.
È un mistero grande, di cui solo il Signore ci può rendere partecipi.