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Natal do Senhor

 

Che cosa resta da dire? Quello che il prologo aggiunge nel suo versetto conclusivo: «Dio nessuno l’ha mai visto», e ciò era vero nei tempi antichi, lo è oggi, così come lo sarà nel futuro; solo nella morte, nell’incontro con lui «faccia a faccia» (1Cor 13,12), «occhio contro occhio» (Is 52,8), solo allora lo vedremo (cf. Es 33,20)… Ma con la venuta di Dio in mezzo a noi attraverso Gesù, vedendo l’uomo Gesù, contemplandolo nelle sue parole e nelle sue azioni, seguendolo dalla sua nascita alla sua morte in croce, noi nella fede possiamo vedere Dio, perché proprio «suo Figlio Gesù, Parola di Dio fatta carne, ce lo ha raccontato», ce lo ha narrato e spiegato.

Il cristianesimo è tutto qui: qui sta la differenza con l’Israele credente, qui sta la differenza rispetto a tutti gli altri cammini di fede o di sapienza umana. Dirà Gesù nel prosieguo del quarto vangelo: «Chi vede me vede il Padre» (Gv 14,9), cioè chi vede me uomo, carne fragile, nella mia vita umanissima può scorgere il racconto che io faccio di Dio. Ed è proprio in questo che il cristianesimo mostra la sua specificità anche rispetto agli altri monoteismi, perché la nostra fede è adesione a un Dio-uomo, Gesù Cristo, e, attraverso di lui, a Dio: «Nessuno può andare al Padre se non attraverso di me» (Gv 14,6), dirà Gesù stesso!

Il Vangelo è questa buona notizia: ormai, in Gesù, uomo e Dio sono la stessa cosa; e noi uomini in Gesù nostro fratello, uomo come noi, «uomo della nostra stessa pasta» – secondo le parole di un antico padre della chiesa – , siamo chiamati a diventare Dio.

  Enzo Bianchi

Oggi si compie per voi la Scrittura
Il vangelo festivo Anno C
© 2009 San Paolo

 
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DI ENZO BIANCHI 
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