Discurso de boas-vindas ao Patriarca Tawadros II

Bose, 16 maggio 2013
Bose, 16 maggio 2013

Bose, 16 maio 2013
ENZO BIANCHI
Santidade, esta sua visita é um grande sinal da misericórdia do Senhor, um dom que não merecemos, mas que acolhemos com admiração e gratidão (texto integral em italiano)

Bose, 16 maggio 2013

Messaggio di saluto
porto personalmente dal priore fr Enzo Bianchi
al Patriarca e poi letto a suo nome
nella chiesa del monastero

Santità amatissima,
Amati Vescovi , reverendi Padri, amici e ospiti,
fratelli e sorelle,

AMASHIA’ QAM! HAQQAN QAM!
CHRISTÒS ANÈSTI!  ALITHÒS ANÈSTI!
CRISTO È RISORTO!  È VERAMENTE RISORTO!

Ringraziamo il Signore che ha fatto il grande dono di poter accogliere – all’indomani della solennità di san Pacomio il Grande, padre della vita cenobitica, secondo il calendario occidentale – sua Santità Tawadros II, Papa d’Alessandria e Patriarca della Sede di San Marco, con la sua delegazione, nel nostro Monastero, in seno alla nostra povera e piccola comunità che tanto ama la santa Chiesa copta: con san Benedetto ripetiamo con gioia le parole del Salmista: «Abbiamo ricevuto la tua misericordia, o Dio, in mezzo al tuo tempio!» (Sal 47,10; RB 53).

Santità, questa sua visita tra di noi è un grande segno della misericordia del Signore, un dono che non meritiamo, ma che accogliamo nello stupore e nel ringraziamento, consapevoli della nostra indegnità. Come disse una volta abba Orsiesi, il successore di san Pacomio, all’arcivescovo Teofilo che lodava la vita dei monaci: «Noi siamo laici senza importanza». Questa è anche da sempre la coscienza che abbiamo di noi stessi in seno alle Chiesa: tutto ciò che siamo, tutto ciò che facciamo e tutto ciò che riceviamo lo dobbiamo solo al Signore e alla sua misericordia. Siamo solo suoi servi, al servizio della κοινων?α!

L’amato Amba Kyrolos, che all’inizio del suo ministero episcopale in Italia ci ha fatto il dono di condividere per diverse settimane la nostra povera vita monastica qui a Bose, Le avrà detto del nostro amore per la santa Chiesa copta e per il monachesimo del deserto egiziano, fonte inesauribile di ispirazione e di testimonianza per la nostra ricerca di vita comune secondo il Vangelo. È dagli inizi della nostra vita comune che la vita e i detti dei santi padri monastici sono al cuore della nostra formazione monastica a partire dal noviziato e guidano il nostro cammino dietro al Signore Gesù: sant’Antonio il Grande, san Pacomio, san Macario il Grande, Anba Bishoi – nel cui monastero Lei ha abbracciato la vita monastica – Giovanni Nano, Abba Poemen, Amma Sincletica sono per noi figure di riferimento ed esempi di santità al cui confronto, come dice san Benedetto, non possiamo che arrossire.

Ma accanto a questi santi Padri dei primi secoli, anche la testimonianza vivente dei monaci del deserto egiziano ai nostri giorni è per noi fonte di consolazione e di incoraggiamento: visitare i monasteri di Wadi el Natrun, di San Mina, di San Paolo e Sant’Antonio è per noi grazia e privilegio ogni volta che il Signore ce ne concede la possibilità. Così come il poter pregare sulla tomba dell’evangelista Marco all’Ambassia del Cairo, ascoltare le catechesi del suo amato predecessore Baba Shenouda, venerare l’eminente figura del santo Vescovo Atanasio, rendere grazie al Signore per la testimonianza fino al sangue offerta da Anba Samuel solo pochi decenni or sono, costituiscono occasioni privilegiate per vivere la comunione nella sequela dell’Unico Signore delle nostre vite.

Così, al ritorno da ogni nostro pellegrinaggio in Egitto, terra dei nostri padri monastici, sorgono in noi spontanee le parole imparate dalla frequentazione con gli apoftegmi dei santi padri: “Non siamo ancora monaci, ma abbiamo visto dei monaci!”.

Questo nostro amore per la testimonianza cristiana offerta dalla Chiesa copta e dai suoi santi e monaci, ha destato in noi l’ardente desiderio di far conoscere questa profonda ricchezza spirituale anche al mondo occidentale. Per questo fin dall’inizio della nostra piccola attività editoriale abbiamo voluto tradurre e pubblicare in italiano opere preziosissime come le Regole, gli scritti e le catechesi di san Pacomio e gli apoftegmi dei padri del deserto. Né possiamo dimenticare gli insegnamenti spirituali di padre Matta el Meskin, di cui siamo lieti di accogliere il fedele discepolo Anba Epifanios.

Come vede, Santità, Lei e la sua Chiesa siete davvero di casa tra queste mura: questo monastero è il vostro monastero! A nome di tutta la Comunità desidero esprimerle un profondo grazie per il dono della sua venuta in mezzo a noi e assicurarle la nostra fervente intercessione per il ministero di comunione che Lei svolge con sapienza e coraggio, così come per Vescovi, monaci e fedeli della Chiesa copta in Egitto, qui in Italia e in tutto il mondo. A Bose Lei e la santa Chiesa copta potete sempre contare su uno spazio di accoglienza, di riposo e di pace.

Nel nome dell’unico Signore delle nostre vite le dico di tutto cuore: “Grazie! Shukran!

Fr. Enzo Bianchi, Priore di Bose