Santificar o Tempo
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Deus abençoou o Tempo, recordam-nos os Rabinos, para nos lembrarmos que a santificação do Tempo é possível graças ao Criador e que a santificação do homem começa, para lá de tudo mais, com a santificação do tempo
Ci sono stagioni in cui il normale succedersi degli anni si colora di accenti inediti, facendo riscoprire la novità che può abitare persino il più consueto dei giorni. [...] Anche e forse soprattutto in ambienti non religiosi, si è così prestata attenzione a date, ricorrenze, memorie, festività. In questo il cristianesimo, radicato fin dalle origini in quella sapiente architettura del tempo che è la storia di salvezza narrata già nell’Antico Testamento e celebrata nelle festività ebraiche, è da sempre attento a considerare lo scorrere del tempo non come un ciclico succedersi di eventi e stagioni, ma come la rinnovata opportunità per l’irruzione dell’eterno nella storia.
“In Gesù Cristo, Verbo incarnato, il tempo diventa una dimensione di Dio, che in se stesso è eterno… Da questo rapporto di Dio con il tempo nasce il dovere di santificarlo”, ha scritto Giovanni Paolo II nella sua lettera apostolica preparatoria al Giubileo del 2000 (TMA 10). Ora, cosa significa “santificare il tempo”? Dio, prima ancora di indirizzare a Israele l’invito “Siate santi perché io, il Signore Dio vostro, sono santo” (Lv 19,2), già nell’ “in principio” della sua opera creazionale, a compimento dell’opera dei sei giorni, “chiamò”, rese santo il tempo facendo di un giorno, il sabato, il giorno “altro”. Sta infatti scritto: “Dio benedisse il settimo giorno e lo fece santo” (Gen 2,3). Questo, commentano i rabbini, è avvenuto per ricordarci che la santificazione del tempo è possibile innanzitutto grazie a un’intenzione del Creatore, e che la santificazione dell’uomo inizia con il rendere santo, altro, il tempo.