Sorta nei pressi di San Gimignano una nuova fraternità monastica di Bose
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di STEFANO NASTASI
A Cellole, su una delle colline più belle di San Gimignano, domenica 7 aprile si è festeggiato la nascita di una nuova fraternità di monaci
Toscana oggi, 21 aprile 2013
di STEFANO NASTASI
A Cellole, su una delle colline più belle di San Gimignano, domenica 7 aprile si è festeggiato la nascita di una nuova fraternità di monaci che in terra valdelsana cercherà di «vivere il Vangelo nella comunione con gli altri cristiani e nella compagnia degli uomini».
Dopo un lavoro intenso e faticoso per il restauro della Pieve e della Canonica di Cellole durato quasi tre anni, la Comunità Monastica di Bose muove i primi passi a San Gimignano: un cammino che nello stile di Bose è fatto di vita fraterna, di preghiera, di lavoro e di studio. Ma è soprattutto l'accoglienza e l'umanità di questi monaci che fanno percepire la novità di Dio e giustificano la presenza delle tante persone accorse a celebrare il loro insediamento. Tra questi il Sindaco di San Gimignano, Giacomo Bassi, in rappresentanza dei tanti sangimignanesi e valdelsani che portano nel cuore la Pieve di Santa Maria a Cellole; e tanti vescovi della Toscana, come segno di unità della Chiesa in questo bel momento di grazia, tra cui anche Mons. Alberto Silvani di Volterra e Mons. Antonio Buoncristiani di Siena, sui cui confini diocesani è posta la nuova fraternità monastica . La Comunità di Bose, anche grazie alle doti profetiche del suo fondatore Enzo Bianchi, rappresenta una delle voci più autorevoli e feconde del mondo cattolico italiano. Conta oggi circa ottanta uomini e donne capaci di confrontarsi con la complessità del nostro tempo e di parlare la lingua degli uomini di oggi. Alla casa madre di Bose in Piemonte, si sono aggiunte nel tempo le più piccole fraternità di Ostuni, Assisi, Gerusalemme e, da Domenica, anche quella di Cellole, nel della Toscana .
In una nota che ha introdotto la messa domenicale, il Priore Enzo Bianchi ha chiesto ai presenti di pregare il Signore affinché come monaci sappiano essere fedeli al vangelo: «siamo piccoli, siamo semplici monaci, ma vorremmo donare il poco che abbiamo in lealtà, semplicità e letizia, vivere in comunione con questa chiesa, cercando di rinnovare l'amore, il grande ultimo e definitivo comandamento lasciato da Gesù». Il Priore ha poi ricordato l'esempio di san Bartolo da San Gimignano che ammalato i di Iebbra visse nel lazzaretto di Cellole fino alla morte, come rettore della pieve, nell'accoglienza e nel servizio verso i suoi compagni di malattia, respinti dalla società. Un esempio di uomo semplice, a cui i quattro monaci in presenza stabile a Cellole (Emiliano, Giuseppe, Domenico e don Davide) sembrano voler dare continuità, col desiderio di prendersi cura delle ferite nel corpo e nell'anima delle persone che incontreranno per strada. Per chiunque volesse ritirarsi in meditazione con loro, a Cellole sono già disponibili una quindicina di posti letto che consentono a chi lo desidera una sosta di riflessione sull'essenzialità della vita, una pausa di meditazione autentica che, sulle orme del Maestro, spinge alla realtà più profonda dell'io e si spalanca verso gli altri e verso Dio stesso.
STEFANO NASTASI