Liturgie funèbre de fr. Edoardo
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Homélie d'ENZO BIANCHI
Chacun d'entre nous est le don que le Père fait au Fils Jésus, et si chacun de nous y consent, voici l'assurance de ses paroles: “Je ne le mettrai pas dehors”
Bose, 26 juin 2013
Homélie d'ENZO BIANCHI
écouter l'hmélie:
TEXTE ORIGINAL DE L'HOMELIE
EN LANGUE ITALIENNE
Gv 6,37-40
Colui che il Padre mi dà verrà a me, e colui che viene a me io non lo caccerò fuori … Questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda colui che mi ha dato, ma lo risusciti nell’ultimo giorno (Gv 6,37.39).
Queste parole di Gesù, pronunciate nella sinagoga di Cafarnao, intersecano in modo indissolubile parola di Dio, corpo e sangue del Signore e resurrezione, vita eterna. Potremmo dire che la nostra vita è tutta costruita su queste polarità, che tentiamo di accogliere, più che di vivere, come il dono di Dio. Queste di Gesù sono parole brevi, essenziali, ma sono capaci di darci una speranza proprio dove la nostra fede si mostra debole e vacilla, proprio dove le nostre paure e le nostre angosce sembrano prevalere sulla nostra poca fede. Dio, che per noi è il vero amante, è il Padre che ci ha voluto chiamare alla vita e ha voluto darci a suo Figlio. Darci a suo Figlio significa che ha voluto conformarci all’immagine di Gesù (cf. Col 1,15-17), che ha voluto fare al Figlio il dono più bello, cioè la vita di ciascuno di noi, la vita degli uomini. Il Figlio da sempre aveva bisogno di noi, come ognuno di noi ha bisogno di avere un corpo; il Figlio ha bisogno di noi, come ognuno di noi ha bisogno di avere qualcuno da amare e a cui fare i suoi doni; il Figlio ha bisogno di noi perché è completamente unito al desiderio del Padre e vuole che in lui ogni creatura sia salvata e in pienezza di comunione.
Proprio donando l’amore, avendo bisogno dell’amore, Dio ama l’amore, e l’amore grida all’amore, in un’estasi che non ha mai fine. Ognuno di noi è il dono che il Padre fa al Figlio Gesù, e se ognuno di noi vi acconsente, se dice “amen” a questa volontà di Dio e va da Gesù, ecco l’assicurazione delle sue parole: “Io non lo caccerò fuori”. Proprio Gesù, conoscendo l’amore del Padre, porta a compimento il suo desiderio e fa entrare ciascuno di noi con lui dentro il Regno, nella vita eterna. In queste parole di Gesù non ci sono chieste grande qualità morali, non ci è chiesta l’innocenza, non ci è chiesta neanche la mancanza di peccati: ci è chiesto soltanto di andare da Gesù, di andare dal Figlio per vedere un uomo, ma quell’uomo come Dio lo ha voluto e, nella sua umanità, vedere, riconoscere Dio. La fede è cristiana è molto semplice, potrebbe essere riassunta in questa breve affermazione: “Dio è umano e chiunque riconosce l’uomo riconosce Dio, e chiunque cammina nell’umanizzazione cammina nella divinizzazione”. Gesù non perderà chi va a lui, non lascerà che gli sia strappato dalla mano, e neppure la morte sarà in grado di operare questa separazione: Gesù nell’ultimo giorno risusciterà chi è andato a lui, per la vita eterna. E la storia di salvezza non si divide tra quelli che non hanno peccato e i peccatori, ma si divide, sì, tra quelli che sono andati da Gesù perché hanno capito che Dio è umano e chi non vi è andato perché sentiva l’umanità impossibile da amare, perché sentiva gli uomini impossibili destinatari della fiducia, perché pensava che questo mondo non meritasse la speranza.