Message de Mgr Kurt Koch
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Sin dall'inizio, nell'ormai lontano 1993, il nostro Pontificio Consiglio ha guardato con vivo interesse i Convegni ecumenici internazionali di spiritualità ortodossa promossi dal Monastero di Bose
TEXTE ORIGINAL ITALIEN
DU MESSAGE DE MGR KOCH
AUX PARTICIPANTS DU COLLOQUE
PONTIFICIUM CONSILIUM
AD CHRISTIANORUM UNITATEM FOVENDAM
E Civitate Vaticana, die 4 settembre 2010
A Fratel Enzo Bianchi, Priore di Bose,
ai Fratelli e Sorelle di Bose
e ai partecipanti del
XVIII Convegno ecumenico Internazionale
di spiritualità ortodossa
Sono lieto, all'inizio del mio ministero come Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, di poter farmi presente con questo messaggio a Lei, alla Comunità e ai partecipanti al Convegno. A nome del Pontificio Consiglio e a mio nome personale voglio rivolgere a tutti i miei cordiali saluti in Cristo.
Sin dall'inizio, nell'ormai lontano 1993, il nostro Pontificio Consiglio ha guardato con vivo interesse i Convegni ecumenici internazionali di spiritualità ortodossa promossi dal Monastero di Bose. Particolarmente felice mi sembra la scelta di dedicare la propria attenzione alla spiritualità. Al centro della vita cristiana, infatti, vi è sempre la dimensione spirituale che illumina poi tutti gli altri aspetti dell'esperienza ecclesiale. Approfondire la spiritualità della Chiesa ortodossa è la chiave giusta per imparare a conoscere meglio la vita di questa Chiesa. Anche per questo motivo, credo, nel corso degli anni i Convegni hanno rappresentato uno straordinario spazio di incontro e di scambio, di studio e di riflessione per cristiani provenienti da diverse Chiese e Comunità ecclesiali.
Quest'anno il Convegno celebra la sua XVIII edizione e rivela una maturità che va sempre più dandosi, come ognuno può giudicare considerando la ricchezza del programma, l'autorevolezza dei relatori e la rilevanza del tema: Comunione e solitudine.
La dialettica insita nei due termini del titolo del Convegno rimanda immediatamente al rapporto, a volte non privo di tensioni, tra vita cenobitica e vita eremitica, che esiste nella tradizione monastica.
Al tempo stesso, però, è chiaro che comunione e solitudine sono aspetti, che riguardano non solo l'esperienza monastica, ma anche l'esistenza cristiana in generale e perfino l'uomo stesso. Da questo punto di vista, la tematica del Convegno è di estrema attualità. Nella società contemporanea, infatti, tanti uomini e donne sembrano aver risolto tragicamente questa tensione dialettica, provando a sopprimerla. Assistiamo così ad una diffusa incapacità di vivere positivamente l'esperienza della solitudine, ma anche alla difficoltà di vivere esperienze di vera comunione.
Ritengo, pertanto, davvero prezioso lo scopo di questo Convegno, che aiuterà a comprendere in modo più approfondito come la Chiesa ortodossa, sia greca che slava, ha cercato e continua a cercare di conciliare comunione e solitudine e permetterà di cogliere il contributo che il cristianesimo nelle sue diverse tradizioni può offrire all'uomo di oggi per uscire dalla crisi, nella quale sembra essere sprofondato. Sono sicuro che il Convegno impartirà in tal modo un ulteriore slancio nel cammino verso l'Unità dei Cristiani secondo la volontà del nostro Signore Gesù Cristo.
A Lei, Fratel Enzo, e a tutti i partecipanti formulo i miei migliori auguri per il pieno successo di questo Convegno, assicurando la mia preghiera perché il Signore vi conceda l'abbondanza dei suoi doni e vi faccia sperimentare la gioia dello stare insieme come fratelli.
Kurt Koch
Presidente