Message de Rowan Williams, Archevêque de Canterbury

? Rowan Williams, Arcivescovo di Canterbury
? Rowan Williams, Arcivescovo di Canterbury
Bose, 7 - 10 settembre 2011
XIX Convegno Ecumenico Internazionale
Ancora una volta il monastero di Bose e il comitato scientifico di questo convegno sono venuti incontro elle esigenze della comunità ecclesiale per sentire
  

portato dal can. Jonathan Goodall

È con una certa gioia e trepidazione che mi è stato chiesto di intervenire. Ancora una volta il monastero di Bose e il comitato scientifico di questo convegno sono venuti incontro elle esigenze della comunità ecclesiale per sentire direttamente, chiaramente le voci della tradizione ortodossa. Ancora una volta sono qui per presentare a voi tutti la gratitudine, l’amore e la benedizione dell’arcivescovo Rowan Williams. Come saluto vorrei leggere un breve estratto di un documento sulla Parola di Dio nella tradizione anglicana che l’arcivescovo ha preparato come contributo a questo convegno:

“È stato spesso osservato che la liturgia della chiesa riformata d’Inghilterra pone un accento eccezionale sulla liturgia pubblica quotidiana. Le indicazioni per il mattutino e per il vespro nei libri di preghiere inglesi, dal 1549 in poi, hanno rappresentato un chiaro riassunto di tutti gli elementi del settuplice ufficio monastico – salmi, cantici, responsorio, brani della Scrittura – in due unità coerenti che hanno garantito che i salmi fossero recitati per intero nell’arco di un mese e che le porzioni essenziali della Bibbia fossero letti quotidianamente in modo che la maggior parte della Scrittura fosse letta in un certo ordine nell’arco di un anno. In altre parole, fin dall’inizio la Chiesa d’Inghilterra diede per scontato che l’incontro con la ‘Parola di Dio scritta’ avesse luogo all’interno del sacrificio di lode quotidiano offerto dalla comunità. L’arcivescovo Cranmer, difensore del Libro di preghiera inglese, scrisse nel 1549 che ‘nella liturgia inglese elaborata per essere recitata, non vi è nient’altro che la Parola di Dio eterna’. E la lettura della Scrittura in quel contesto era pensato per ridestare l’autocoscienza che portasse al pentimento e rendesse degni di accedere al sacramento. In altre parole, lo scopo di leggere la Scrittura era quello di ricevere la sapienza di Dio: la Scrittura non è un libro che ci offre semplicemente delle informazioni, ma ci introduce nel pensiero di chi l’ha creata. Nella misura in cui è una testimonianza e una comunicazione efficace della Parola eterna che è Cristo, la Sapienza di Dio (cf. 1Cor 1,24), essa cerca di armonizzarci con la sapienza. Il massimo teologo anglicano del periodo immediatamente posteriore la Riforma, Richard Hooker, riprende la frase della Seconda lettera a Timoteo 3,15 riguardo alla Scrittura che ci rende ‘istruiti per la salvezza’ e la collega alla fine di Giovanni 20: ‘questi fatti sono stati scritti affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio’ (Gv 20,31). La Scrittura ci pone di fronte il cammino verso la vita e le norme attraverso le quali noi possiamo trovarci in armonia con Dio.