XVI domingo do Tempo Comum
La tensione tra Marta e Maria non è un semplice litigio famigliare, ma riveste una valenza ecclesiale, come appare dal testo di At 6,1 ss., che parla del malcontento sorto nella chiesa di Gerusalemme tra due componenti della comunità: gli ellenisti si lamentano con gli ebrei perché le loro vedove erano trascurate al momento della distribuzione per i poveri. Poiché amministrazione dei beni e organizzazione dei soccorsi spettavano agli apostoli (che non necessariamente erano buoni amministratori), la soluzione della questione fu trovata assegnando una priorità al servizio della Parola, riservato agli apostoli, e affidando il servizio delle mense ai “sette”, istituiti per l’occasione: infatti, “non è giusto che noi trascuriamo la Parola di Dio per il servizio delle mense” (At 6,2).
Dunque, nessun aut-aut tra servizio e ascolto della Parola, nessuna lettura del nostro testo che insinui una dicotomia tra i due atteggiamenti di Marta e di Maria o vi veda la figura di due tipi di vita opposti (la vita attiva e la vita contemplativa). Entrambi gli atteggiamenti sono essenziali alla configurazione di una autentica e piena ospitalità e alla vocazione cristiana ad amare Dio e il prossimo. Il problema riguarda il modo del servizio. C’è per Marta, come sempre nella chiesa, la possibilità di un servizio che diventa totalizzante, che distrae dall’essenziale (v. 40), che chiude all’ascolto della Parola e se ne distacca. C’è la possibilità di un servire che diventa cieco perché non vede altro che se stesso e pretende che tutto ruoti attorno a sé; c’è la possibilità di una volenterosa e generosa attività per gli altri che diviene però cattiva e pronta all’accusa: “Mi ha lasciata sola a servire. Dille che mi aiuti!” (v. 40); c’è la possibilità di un servire che diviene un far rumore, un vuoto agitarsi (v. 41), una sorta di militanza incosciente.
Non basta servire, occorre essere servi: Maria, stando ai piedi di Gesù, si lascia plasmare dalla sua parola, divenendo sua serva, come l’altra Maria, la madre di Gesù, che disse: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola” (Lc 1,38). Con l’ascolto, noi lasciamo che Gesù sia il Signore, altrimenti, con l’attivismo frenetico, finiamo col sentirci protagonisti e divenire noi i signori e padroni: Marta, in aramaico, significa “signora”. E vorrebbe disporre anche di Gesù.
LUCIANO MANICARDI
Eucaristia e Parola
Testi per le celebrazioni eucaristiche - Anno C
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