XXVII domingo do Tempo Comum
Gesù prende sul serio Dio e risale alla volontà del legislatore, ma prende sul serio anche la coscienza dell’uomo ed eleva il discorso al piano della relazione e della responsabilità personali. Se i farisei fanno proprio il punto di vista dell’uomo che vuole ripudiare la moglie, Gesù risale all’origine dell’unione dell’uomo e della donna, al momento in cui i due si uniscono decidendo di fare una storia insieme (cf. Mc 10,7-8). Ciò che è essenziale allora è imparare l’amore come fatica, come lavoro, come storia. È importante passare dall’innamoramento al vivere insieme con un’altra persona. L’amore che ha scelto i due deve divenire l’amore che i due scelgono facendo divenire storia il loro incontro: allora l’amore diventerà pazienza, ascolto, perdono, attesa dei tempi dell’altro, sacrificio, attenzione, sopportazione, riconciliazione… Diventerà un amore più intelligente e fedele. Fedele perché intelligente. La fedeltà è infatti costitutiva del matrimonio cristiano che si fonda sulla fedeltà del Dio dell’alleanza e narra tale fedeltà.
Di fronte a una questione spinosa come quella del ripudio Gesù non emette sentenze né legifera, ma compie un annuncio, l’annuncio rigoroso ed esigente che emerge dalla volontà di Dio contenuta nelle Scritture. Un annuncio che la chiesa è chiamata a ripetere, ma in ginocchio e guardandosi dal cadere nella logica dei farisei del nostro testo. Logica che rischia di condurre a ergersi a giudice del mistero grande della situazione matrimoniale di due persone e di fare delle parole di Gesù un’occasione di condanna per chi ha fallito. Perché tante sono le declinazioni della biblica “durezza di cuore” (Mc 10,5).