A benção sobre a humanidade
Allora, ricordare la circoncisione di Gesù è importante e decisivo per affermare che essa non è il marchio di un popolo ribelle – come purtroppo a volte hanno letto alcuni padri della chiesa! – bensì che è il segno della partecipazione all’alleanza sancita con Dio da parte dei figli della discendenza di Abramo, ieri e oggi, e quindi è il modo di riaffermare che la promessa di Dio per loro non viene meno: essi restano il popolo di Dio nel quale è il Cristo, Gesù di Nazaret.
Ma la circoncisione è anche la circostanza in cui viene dato il nome al bambino, e così avvenne anche per Gesù: Giuseppe e Maria lo chiamano Yeshoua, forma abbreviata di Yehoshoua, “il Signore salva”. E quel nome – che fa riferimento all’impronunciabile Nome di Dio, IHWH, e all’azione del salvare – è dato da Dio stesso, non dagli uomini. Gesù è un bambino che nasce per decisione, volontà e azione di Dio e, quindi, dare il nome spetta a Dio, un nome che indica chi è Gesù: è invocazione di salvezza – “Signore, salva!” – ma è anche azione di salvezza – “Il Signore salva”. Questo nome, e il suo significato forte che Gesù incarna, abiliterà Gesù stesso a essere chiamato, dalla comunità cristiana credente in lui, “Figlio di Dio e Signore” (cf. Lc 1,32-33).
E’ quello il Nome santo in cui gli uomini saranno salvati, il Nome attraverso il quale saranno operati segni, il Nome grazie al quale il regno di Dio si estenderà e Satana arretrerà. E tutta la storia cristiana narra la forza, la santità e la grazia di questo Nome quando è invocato con tutto il cuore nella gioia o nel pianto, all’inizio della vita o alle soglie della morte: “Gesù, dolce ricordo”, canta un inno antico.