Conférence du métropolite Elpidophoros Lambriniadis
San Paolo così esorta il suo discepolo Timoteo: “Tu vigila attentamente” (2Tm 4,5). Facendo questo egli sprona Timoteo a essere costantemente vigilante nello spirito, così da poter vincere le passioni e divenire saldo nella sua natura spirituale. Qui credo vi sia l’essenza della spiritualità ortodossa: l’attenzione, la purezza, la vigilanza che si estende dappertutto, sempre e su tutto. Solo in questo modo l’umanità contemporanea può trovar pace. L’uomo deve vedere s stesso chiaramente, deve confrontarsi con i propri conflitti interiori e deve colmare il proprio vuoto. Cristo ha affermato questa verità in maniera potente: “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio” (Mt 5,8). Solo i puri, dunque, contempleranno il volto di Dio nel regno dei cieli. Non coloro che sono puri esteriormente, non coloro che si dicono puri per differenziarsi dagli altri, non coloro che sono puri pretenziosamente o soltanto esteriormente, ma piuttosto coloro che sono puri contemporaneamente nel cuore, nei pensieri, nell’immaginazione, nell’attività e nell’intenzione. Il presupposto fondamentale per acquisire la visione di Dio è, secondo san Massimo il Confessore, la purezza. San Basilio il Grande dice che la persona impura è incapace di accogliere l’energia divina. San Gregorio Palamas enfatizza il punto seguente: “Se possiamo dire che Dio ha una debolezza, dobbiamo dire che egli, il puro, non desidera dimorare tra cose impure”. E per san Gregorio di Nissa l’astensione da ogni male e un atteggiamento distaccato dalle passioni sono equivalenti della purezza.
La vita spirituale ortodossa rende il cuore del credente compassionevole, soddisfatto, sereno, armonioso e pacificato. Il praticante autentico della spiritualità ortodossa è uno reso simile a Cristo, cioè uno che fa della vita di Cristo la propria vita, come afferma il beato anziano Sophronios Zacharoff. È allora che il credente può davvero divenire theophoros (teoforo, “portatore di Dio”), christophoros (cristoforo, “portatore di Cristo) e pneumatophoros (pneumatoforo, “portatore dello Spirito”).
A questo punto credo che sia importante chiarire il significato di “spiritualità ortodossa”, poiché molti elementi a essa estranei si sono infiltrati nel tempo, creando serie distorsioni nell’interpretazione. La spiritualità è la grazia di una vita nello Spirito santo; è una vita purificata dallo Spirito santo dopo una lotta in vista della purezza. Con “purezza” non intendiamo un’etica sterile con criteri esterni prestabiliti. Una persona autenticamente spirituale è una persona adornata con i dono dello Spirito santo. Nella vita spirituale ciò che conta non è tanto ciò che uno pensa o immagina, ciò che uno vuole essere o crede di essere, quanto piuttosto ciò che una persona davvero è nel concreto. È pericoloso e discutibile usare come criterio il nostro sentire psicologico o affettivo; questo non è affatto un indicatore preciso della reale condizione spirituale di una persona. La vita spirituale non è ciò che piace a una persona, ciò in cui si trova a proprio agio o in cui prova diletto. Una tale spiritualità individualistica è centrata su di sé ed egoistica, dal momento che cerca di piacere al proprio “io”, di produrre la propria felicità, che conduce all’indolenza e all’indifferenza spirituali.