Spiritual Paternity and Contemporary World

La nostra epoca non assomiglia più a quella della cristianità, quando i cristiani si facevano guerra, benché il proselitismo delle sette e di certe chiese (penso alla chiesa greco-cattolica nei paesi dell’Est) sia ancora attivo. Il nostro tempo non è più nemmeno quello dei primi secoli, quando la fede cristiana fu definita dai concili ecumenici ogni volta in un’atmosfera estremamente torbida e la chiesa dovette separarsi fermamente dall’eresia. Oggi ciascuna confessione storica ha la propria teologia e la propria pratica liturgica ben precisate e i fedeli vi sono attaccati se non con molta consapevolezza, almeno per l’inerzia della tradizione. La chiesa ortodossa ha la coscienza di essere la chiesa “una, santa, cattolica e apostolica”. È la continuazione storica della chiesa indivisa dei primi secoli. Custodisce la pienezza della verità e della vita in Cristo.

Di conseguenza, il suo ruolo nel dialogo ecumenico è proprio quello di testimoniare questa pienezza. Ma non in modo puramente teorico, intellettuale, poiché allora la verità diviene un idolo. Ciò che disgraziatamente spesso è il caso nel dialogo con gli altri. E non solo da parte ortodossa! Infatti, ciascuno è attaccato alla propria tradizione, spesso in modo passionale. Ora, la vita in Cristo trascende ogni concettualizzazione, ogni formulazione… Perciò abbiamo bisogno di un ecumenismo spirituale, il solo davvero che può riavvicinare i cristiani.

La libertà in Cristo, propria degli spirituali, li rende capaci di non assolutizzare niente senza però relativizzare; di vedere l’essenziale e di non trasformare tutto in dogma; di distinguere tra verità rivelata e le diverse pratiche riti o tradizioni che non sono immutabili e, soprattutto, di non strumentalizzare la verità, di trasformarla cioè in arma contro gli altri.

La libertà in Cristo, propria agli spirituali, li rende capaci di vedere i frutti dell’azione dello Spirito santo ovunque Cristo è accostato con fede e sincerità. Infatti, in tutte le confessioni ci sono dei fedeli sinceri che amano Cristo e il prossimo e fanno tutto per la loro salvezza.

La libertà in Cristo ci dà soprattutto uno spirito di autocritica. Per quel che riguarda l’ortodossia essa deve essere capace di autocritica non verso la verità della sua fede, ma verso i peccati storici dei suoi membri: il ripiegamento su di sé e la sua fuga dal mondo, la pietrificazione delle lingue liturgiche e il formalismo religioso, l’assenza di spirito missionario, il filettismo religioso e le interminabili liti di giurisdizione, la mancanza di spirito conciliare e di un’unità a livello panortodosso…

Credo fermamente che i padri spirituali, che conosco e che si sono espressi contro l’ecumenismo l’hanno fatto perché si è loro presentato il dialogo ecumenico come relativizzazione della fede ortodossa o come un compromesso con la verità. Il che non è soprattutto il caso. È vero tuttavia che ci sono in alcune chiese con cui gli ortodossi sono in dialogo, degli sbandamenti in materia di morale evangelica che vanno criticati con fermezza ma anche con amore. Quello che gli ortodossi fanno, anche se non sempre la loro voce è ascoltata. Ma so anche che tutti questi padri soffrono per i peccati del mondo intero, tra i quali anche per la disunione dei cristiani, e che pregano per l’unione di tutti.

Metropolita Serafim

XVI CONVEGNO ECUMENICO INTERNAZIONALE