Un amore che può cambiarci
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Volgersi a Dio con speranza, chiamarlo in nostro aiuto, non è sufficiente, perché molte cose nella nostra vita dipendono da noi … Il pentimento deve essere determinato da questa speranza nell’amore di Dio, e da uno sforzo risoluto che ci costringa a condurre una vita retta e ad abbandonare gli errori del passato. Senza questo neanche Dio ci può salvare; infatti, come dice Cristo, non quelli che dicono: “Signore, Signore” entreranno nel regno dei cieli (cf. Mt 7,21), ma coloro che porteranno dei frutti. Questi frutti noi li conosciamo: sono la pace, la gioia, l’amore, la pazienza, la mitezza, tutti frutti meravigliosi (cf. Gal 5,22) che potrebbero già fin da ora fare della nostra terra un paradiso se soltanto, come alberi fertili, riuscissimo a portarli a maturazione...
La prima cosa da imparare è ad accettare tutta la nostra vita, tutti gli eventi, tutte le persone che ci sono entrate, tutto ciò che ha potuto essere a volte fonte di sofferenza. Accettare e non rigettare. Finché non accoglieremo il contenuto intero della nostra vita senza lasciare nulla da parte, come se la ricevessimo dalla mano di Dio, noi non saremo in grado di liberarci da un’angoscia interiore, da un asservimento interiore e da una ribellione interiore. Abbiamo un bel dire davanti al Signore: “O Dio, voglio fare la tua volontà!”, se poi dal fondo del nostro essere s’innalza un grido: “Ma non in questo! Non in quello...! Certo, io sono pronto ad accettare il mio prossimo, ma non quella certa persona! Sono pronto ad accettare tutto ciò che tu mi manderai, ma non quello che mi mandi nella realtà.
Se non accogliamo la nostra vita dalle mani di Dio, se non accogliamo tutto ciò che è contenuto in essa come proveniente da Dio stesso, allora la vita non ci aprirà la strada dell’eternità; continueremo a cercare senza sosta un’altra strada per l’eternità; cercheremo senza sosta un’altra via, mentre l’unica via è il Signore Gesù Cristo.
