Una madre
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Se caschi, non muoverò un dito.
Come fossi io tua figlia ti amo,
Compiaciuta di questo mio sogno
Senza pietà né riguardi.
Questo io t’insegno: che alle labbra
Serve essere ferro arroventato
E che più utili di tappeti vellutati
Sono ai calcagni teneri i chiodi.
E ancora: nelle notti senza stelle
Ci siano baratri dov’è il tuo piede.
Primogenita mia dalla sporgente
Fronte! Meglio per te piuttosto
Che ricevere i miei insegnamenti
Era restare nel grembo di tua madre.
Marina Cvetaeva in Siamo fragili, spariamo poesia
