Genesi: relazioni per divenire umani
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Lungo tutta la Genesi vengono rappresentate costantemente le relazioni che strutturano il mondo umano: rapporti di coppia, tra le generazioni, legami tra fratelli vicini o lontani. In queste relazioni fondamentali si giocano le scelte radicali dalle quali dipende il divenire del singolo e dell’umanità, scelte che coinvolgono anche il futuro della creazione di Dio. È così che la Genesi porge al lettore una sorta di specchio dove egli può contemplare a piacimento la propria realtà, per tentare di cogliere meglio i meccanismi all’opera “da sempre” nell’edificazione dell’essere umano, o al contrario nella sua distruzione. D’altro canto, la conoscenza dell’umano, a sua volta nutrita dalla lettura di questo libro, offre una chiave di lettura insostituibile a chi cerca di comprendere meglio questi racconti.
In particolare, il narratore si sofferma sulle molteplici sfaccettature di un male che, fin dall’Eden, coglie gli umani e intacca le loro relazioni fondanti imprimendo una svolta negativa al desiderio su cui si fondano: la concupiscenza e la variante della gelosia. Il lettore viene così invitato a misurare in tutta la sua entità il male umano, che gli viene presentato in una luce cruda. Perché, quando il desiderio si arena nell’avidità, nel bisogno da soddisfare – l’appetito, per riprendere l’immagine del mangiare –, l’animalità s’impadronisce dell’umano; egli diventa allora predatore del suo simile nel quale vede una preda, un rivale o un oggetto. In queste condizioni, come potrà assegnare al coniuge il posto che gli spetta? Riuscirà a permettere che i suoi figli prendano il largo? A vedere l’altro come un fratello? A vivere in pace con lo straniero? A evitare che la sua parola si corrompa nella menzogna?
Quindi è a prezzo della vittoria sulla concupiscenza che si costruisce il futuro degli umani. È dunque essenziale che essi imparino a convertire in desiderio di vita l’avidità che li sfigura e che conduce alla morte. Certo, questa inversione di rotta è opera di Dio, fedele al suo impegno di lottare contro il serpente (3,15). La Genesi racconta anche questo. Come dice Giacobbe, infatti, è Dio il pastore che libera da ogni male(48,15-16). E per Giuseppe è lui che riesce a rovesciare l’inganno del serpente e a trarre del bene dal male, trasformando l’invidia in desiderio autentico e la gelosia in fraternità, per rendere certa la vittoria della vita (50,20). È lui che, nei recessi della storia, insegna agli umani, attraverso i loro errori come attraverso i successi, a riconoscere ciò che li rende infelici e a guardarsi dalle trappole tese dalla morte. È ancora lui che, verso e contro tutto, coltiva nel cuore degli uomini che egli sceglie il desiderio di vita per tutti e quell’aspirazione al “bene”, che è suo desiderio fin dal principio. Il libro della Genesi non potrebbe essere anch’esso un segno di questa fedeltà senza incrinature?
