Fidarsi dell'amore
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Un tratto dell’amore di Dio che per primo ama è la sua paradossalità: non solo perché, come si è precisato, ama per primo ma perché, amando per primo, ama di un amore che è gratuito. Nel senso, innanzitutto, che la ragione dell’amore risiede in lui che ama e non in chi è amato, come rileva continuamente il racconto biblico mettendo al centro la figura dello straniero sul quale Dio si china (il Primo Testamento) e la figura del nemico che Dio perdona (il Secondo Testamento); nel senso, poi, ancora più radicale che l’amore donato non mira alla realizzazione di chi lo dona, ma alla felicità di chi lo riceve, accolto e amato nella sua alterità e non in quanto momento interno alla felicità di chi lo dona.
Il racconto biblico è il racconto di questo amore gratuito incondizionato e senza ritorno: incondizionato nel senso che Dio non pone condizioni all’uomo che egli ama, abolendo ogni “se” e ogni “perché” nei suoi confronti; senza ritorno, nel senso che, amandolo, piuttosto che realizzarsi, compiersi o soddisfarsi, Dio al contrario gli fa spazio, limitandosi e mettendo da parte le sue ragioni e i suoi “diritti divini”.
Fidarsi di Dio è affidarsi a questo amore gratuito, impensabile e straordinario, incondizionato e senza ritorno. È consegnarsi a questo amore e gioire della sua presenza, della sua bellezza e della sua potenza. È sapere che prima dell’io e più importante dell’io, dei suoi progetti, dei suoi sogni, delle sue realizzazioni e dei suoi desideri, c’è l’amore che ama l’io, lo accoglie e gli sorride. È sapere tutto questo e riconoscerlo: sempre, nella buona e nella cattiva sorte, quando il sole splende o quando è coperto, quando i conti tornano o quando vanno in rosso, quando si gioisce o quando si soffre. Non perché si possegga l’intelligenza di capire il senso di tutto ciò che accade ma semplicemente perché questo senso è altrove, non in noi ma nell’Altro, in Dio che si prende a cuore la nostra sorte e ci chiede di fidarci.
