Come in terra, così in cielo


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Carta realizzata presso la fraternità di Civitella san Paolo (RM)
Carta realizzata presso la fraternità di Civitella san Paolo (RM)

21 agosto 2024

Mt 18,15-20

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «15Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; 16se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. 17Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. 18In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.19In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d'accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. 20Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».


Più che mai nel caso di queste parole di Gesù, non è possibile coglierne il senso profondo se non alla luce del contesto in cui sono collocate. Più che mai con queste parole del Signore, alto è il rischio di strumentalizzarle e di pervertirle. Solo un cuore evangelizzato, reso trasparente dal vangelo, può comprenderle in verità, assumerle in umiltà e metterle in pratica in carità.

Questo cuore evangelizzato ha i tratti descritti dal contesto, appunto, in cui le parole sulla correzione fraterna sono incastonate. Questo cuore a cui è chiesto ora anche di osare la correzione del fratello è innanzitutto il cuore di un piccolo, di un uomo che convertendosi ha scelto consapevolmente di vivere con un cuore di bambino in mezzo a un mondo che cerca la grandezza e il dominio (cf. Mt 18,1-5). Questo cuore è poi un cuore che accetta di correggere se stesso, di “tagliare” qualcosa di sé prima di voler “tagliare” qualcosa dagli altri, sottomettendosi e assumendo la responsabilità che viene dalla matura consapevolezza di avere un’influenza – benefica o malefica – su ogni altro (cf. Mt 18,6-10). Questo cuore è infine un cuore ricolmo di un’ostinata benevolenza e di una folle misericordia verso chi si smarrisce, avendo sperimentato su di sé l’amore del Padre che lo ha più volte rincorso e ritrovato (cf. Mt 18-12-14).

Solo con un cuore così – sempre bambino, sempre sottomesso alla libertà e al benessere dell’altro, e sempre coinvolto dallo smarrimento altrui come fosse una propria ferita –, si può osare la correzione del fratello. Una correzione che è un preventivo e unilaterale atto di uscita da sé, dalla propria sofferenza per il torto subito: “Va’” (v. 15), esci incontro a colui che è, nonostante la sua colpa, tuo fratello. Una correzione che è progressiva – prima “fra te e lui solo” (v. 15), poi “una o due persone con te” (v. 16), e infine di fronte “alla comunità” (v. 17), cioè rispettosa dei tempi di assunzione e di maturazione dell’altro. Una correzione che ha un unico fine: sciogliere e non legare, scaricare da un peso che è insopportabile per entrambi, offensore e offeso, e non caricare del peso insopportabile della condanna.

Come fare questo, che ha spesso il sapore amaro dell’impossibile? Tenendo, ancora una volta, lo sguardo fisso oltre noi, oltre il risentimento per il torto subito; uno sguardo aperto alle “realtà dell’alto” (Col 3,2), che qui il vangelo chiama “cielo” (v. 18). C’è un orizzonte più alto delle nostre meschinità, una realtà più profonda dei nostri risentimenti, rispetto alla quale il nostro vivere tra fratelli, che sanno farsi non solo del bene ma anche del male a vicenda, deve sempre misurarsi: il cielo, e il “Padre nostro che è nei cieli” (cf. Mt 6,9). Chiedere ogni giorno, come il vangelo ci invita, che la volontà di questo nostro Padre che è nei cieli sia fatta “come in cielo, così in terra” (Mt 6,10) diviene, al momento della prova della correzione fraterna, preghiera di consapevolezza, di memoria che quella volontà è essenzialmente volontà di riconciliazione. Riconciliazione i cui effetti si riverberano ben oltre noi: “come in terra, così in cielo” (cf. v. 18).

fratel Matteo