Amici di Gesù, custodi dell’amore
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9 maggio 2024
Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 14,12-21 (Lezionario di Bose)
In quel tempo Gesù disse:" 12In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch'egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. 13E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò. 15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. 18Non vi lascerò orfani: verrò da voi. 19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. 21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui».
“Se mi amate…”: Gesù chiede di amarlo. Lo desidera. L’immagine corregge una visione troppo unilaterale dell’amore del Padre in Gesù verso gli esseri umani. A volte sottolineando troppo la gratuità, l’immeritatezza, l’eccedenza, la sovrabbondanza dell’amore divino per gli esseri umani, sempre peccatori, cattivi, nemici, immeritevoli, incapaci di credere e di amare, si riduce questi a recettori passivi di qualcosa che li raggiunge dall’esterno da parte di qualcuno che sembra avere di mira la propria prestazione, lasciando però l’altro in situazione di inferiorità, poiché Dio è autosufficiente.
Gesù invece mendica amore come un povero. Sta alla porta e bussa, desideroso di essere accolto a tavola (Ap 3,20). Nella relazione fra il Dio di Gesù e noi c’è reciprocità, per quanto asimmetrica. Il desiderio di Gesù è che noi, a nostra volta, diveniamo capaci di amore. L’amore accordato desidera che l’amato diventi amante in un infinito scambio di ruoli. Per Gesù non siamo servi ma amici (Gv 15,13-15). Fra gli amici c’è desiderio gli uni degli altri. Il Gesù di Giovanni rettifica un'idea di vita cristiana troppo centrata sulla sequela, tipica dei vangeli sinottici, in cui il Maestro sta davanti e noi arranchiamo dietro. Nell’amicizia si diventa gli uni ospiti interiori degli altri; così accade nella relazione fra il Padre di Gesù e gli esseri umani: “Io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi”. Questa immanenza reciproca fa vivere. Non c’è più un davanti né un dietro!
“…osserverete i miei comandamenti”: la custodia del comandamento non è la condizione dell’amore per Gesù ma la sua concretizzazione. Gesù rivela il suo desiderio, quell’amore per il mondo che ha visto nel Padre (cf. Gv 3,14), perché anche gli amici desiderino con lui e come lui. Perché trovino unità in questo desiderio, che rende l’uno presente negli altri. Per questo l’amore reciproco (cf. Gv 13,35) e l’amore verso ogni uomo e donna (cf. Mt 25,31-46) manifestano l’amore di Gesù: “Dio, nessuno lo ha mai contemplato; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio dimora in noi e in noi il suo amore è giunto a pienezza.” (1Gv 4,12). Il fine dell’amore di Dio è suscitare il nostro amore, il renderci non sudditi ma amici. Non servi ma liberi.
Comprendiamo così un aspetto paradossale. Amando noi aiutiamo Dio. Amando rendiamo il Dio di Gesù presente nella storia. Nel nostro amore è l’amore del Padre e del Figlio che si comunica. Nel nostro amore limitato, imperfetto, fragile con cui ci chiniamo sugli altri per sollevarli e metterli di nuovo in piedi c’è il Dio di Gesù con il suo amore.
Scrive Etty Hillesum: “L’unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e anche l’unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di Te in noi stessi, mio Dio. E forse possiamo anche contribuire a disseppellirTi dai cuori devastati di altri uomini … Tu non puoi aiutarci, ma tocca a noi aiutare Te, difendere fino all’ultimo la Tua casa in noi. Esistono persone che all’ultimo momento si preoccupano di mettere in salvo aspirapolveri, forchette e cucchiai d’argento – invece di salvare Te, mio Dio”.
fratel Davide