La solitudine che riempie una vita
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A centinaia, a migliaia, a centinaia di migliaia, tra il quarto e l'undicesimo secolo la raccolta si ferma appena prima di quell'elaborato equivoco chiamato scisma tra le chiese questi monachoi, questi individui soli, hanno lasciato città e ville, uffici e mercati per migrare, «pionieri in cammino» come li definirà Thomas Merton, verso un deserto geografico che era anche interiore (eremos, letteralmente «il vuoto»).
Antonio e Pacomio, Gregorio di Nissa e Basilio di Cesarea, Evagrio Pontico e Efrem il Siro, Giovanni Crisostomo e Giovanni Cassiano, Teodoreto di Ciro e Romano il Melodo, Palladio e Mosco, Giovanni Climaco e Isacco di Ninive, Massimo il Confessore e Teodoro Studita, Atanasio Athonita e Simeone il Nuovo Teologo, ma anche Melania e Sincletica, Arsenio e Macario, Poimen e Iperechio, Geronzio e Cronio, Barsanufio e Pafnuzio. Alcuni di loro ci hanno lasciato i loro nomi, altri soltanto frasi laconiche e sibilline, resoconti di lotte con demoni interiori, apoftegmi, aneddoti, strane parabole, minuti consigli.
Una lunga, abbacinata scia di parole che attraversando deserti e millenni, ispirando poeti e scrittori, illumina ancora di un pulviscolo di luce chiunque oggi le si avvicini, qualunque siano le sue opinioni che professi o no una metafisica, che ritenga il mondo creato per mettere alla prova la pazienza dell'uomo e misurarla in un Giudizio Finale, o che veda il suo inizio in un Big Bang e la sua fine in un Buco Nero, senza nessuno scopo, né premio né castigo, se non qui sulla terra.
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a cura di LUIGI D'AYALA VALVA
prefazione di ENZO BIANCHI
Ed. Qiqalon, pp.982, €50,00