Il volto di Rouault
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La secolarizzazione e la modernità si sono portate via tradizioni e certezze e hanno prodotto un venir meno del senso dell'Io e una specie di smarrimento della coscienza e della religione. E poi il pensiero che - non è perché desideriamo l'esistenza di Dio che lui esiste, 'non è perché ci ribelliamo alla morte che c'è una vita dopo la morte'. Ma allora - dice J.M. Ploux - perché continuare a desiderare di uscire dai propri limiti, correre per le cime delle montagne, 'perché i monaci, l'arte o la follia degli amanti?' (p.18).
Perché gli uomini desiderano la bellezza. '(…) Gli uomini privi di desiderio rischiano di rinunciare alla loro umanità' - questo bel pensiero non basta a ripensare a Dio, a dimostrare Dio. Lascia però aperto un orizzonte. Jean Guitton si interrogava spietatamente quale atteggiamento di fondo gli sarebbe rimasto nel caso in cui avesse perso la fede. Gli sarebbe rimasta l'esigenza della verità, la nostalgia della bellezza, l'aspirazione alla bontà, il desiderio di gratuità (Chaque jour que Dieu fait, 1995). Ploux dice e conferma che molti non credono né sperano più in Dio ma credono e sperano nell'uomo: non è obbligatorio il salto della fede; dice che è impossibile il contrario: 'per quelli che pongono la loro fiducia in Dio, amare gli uomini e amare Dio sono tutt'uno' (p.35). Un amico prete che vive da sempre insieme alle famiglie dei minatori in Belgio - di fronte alla domanda frequente del perché credere - diceva 'Mi ha conquistato la Sua tenerezza'.
'Agisce [per amore], per compassione per la gente la cui infelicità gli strazia il cuore' dice J.M. Ploux (p.44), ma è sensibile alla poesia della vita, alla felicità, partecipa alle nozze e ai banchetti. La tenerezza è la scoperta della bellezza del mondo, è dono, quindi gesto gratuito, senza asservimento e senza possesso: 'Paolo (…) scrive che si può essere un grande scienziato, un eroe di guerra, un uomo di religione, un grande spirito umanitario, eccetera, e fare tutto senza amore, cioè senza quella innata gratuità, quella benevolenza e quella umiltà cha fanno sì che si scusa tutto, si crede tutto, si spera tutto… (ICor 13,7)' (p.83). Cioè 'sì, basta amare, ma è senza fine. (…) E cambia qualcosa vivere il nostro amore con o senza Dio? Come dirvi cosa cambia? Siccome Dio non è nell'ordine del bisogno o della necessità, questo non cambia nulla. Ma siccome lui è nell'ordine di una presenza gratuita e siccome la gratuità è al di là del necessario, questo cambia tutto'.
di EMMA DOVANO
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