La Filocalia di Clément
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La preghiera «perché nel mondo sono molte le cose che oscurano la vista, disturbano l'udito e il gusto» (Giovanni Crisostomo). Rifugiarsi allora dove la calma è completa e il rumore assente. Dove gli occhi si fissano solo in Dio, le orecchie ascoltano le parole divine e di tutto ciò che succede fuori non si percepisce che «un rumore insignificante e fastidioso, simile al ronzio delle vespe». Quando chiesero ad abba Macario come si dovesse pregare, la risposta fu: «Non c'è affatto bisogno di perdersi in parole: basta tendere le mani e dire: "Signore, come vuoi e come sai: abbi pietà". Ma diversi restano per noi i modi della preghiera: si prega per supplicare, per promettere, per domandare, per lodare e chissà per che altro ancora. Mentre su tutto, da cercare è l'intrattenimento con Dio come con nostro padre, il Padre Nostro». Si può chiudere qui il viaggio di Clément, ma per subito riaprirsi. Configurato in un percorso preciso, chiuso in una sua struttura organica, come un giardino pieno di fontane è arricchito da un'infinità di zampilli. La Nuova Filocalia è perciò sì un tragitto, ma come scrive Enzo Bianchi nella prefazione, è anche un florilegio, un «mazzo multicolore» dove, nel rifrangersi dei testi di Oriente e di Occidente, si snoda la «multiforme sapienza di Dio». Un'antologia, un vero e proprio livre de chevet dunque, tanto più opportuno e confacente in quanto, parola dello stesso Clément, «per i più oggi il cristianesimo è uno sconosciuto». Sa così il cielo quanto bisogno ci sia di un ritorno alle origini, alle essenze. Quanto di ritrovare l'amore «agapico» che raccomandavano i padri, amore di carità e di prossimo, amore arduo, amore grande.
di GIORGIO DE SIMONE
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OLIVIER CLÉMENT
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© 2010 Edizioni Qiqajon
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