E il Filioque aprì la grande ferita nella cristianità
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L'occasione per ripercorrere, dal punto di vista bizantino, la genesi del «grande scisma» che i manuali collocano comunemente nel 1054 ma che trova origine ben più indietro e ha «il suo punto d'arrivo» nella dottrina del Filioque, (l'affermazione che lo Spirito procede oltre che dal Padre anche dal Figlio), così come formulata dal Secondo Concilio di Lione del 1274. Nella sua essenza infatti osserva Clement la frattura «appare allo storico attento una realtà squisitamente religiosa che chiama in causa i due problemi fra loro inseparabili, del criterio ecclesiale della verità e dell'azione dello Spirito Santo, testimone della verità in noi e con noi». Nessun dubbio che i secoli in cui si precisa il volto storico dell'ortodossia, siano stati attraversati anche da ambizioni più prosaicamente politiche, umane, ma la chiave per spiegare la divisione con Roma resta eminentemente teologica, spirituale. Clément la analizza dall'interno del mondo bizantino partendo da Fozio e dalla sua Mistagogia dello Spirito Santo per arrivare al Concilio di Costantinopoli del 1285 e all'affermazione secondo cui «il Paraclito risplende e si manifesta eternamente per l'intermediario del Figlio come la luce risplende dal sole per l'intermediario dei raggio .... ma ciò non significa che egli possegga la sua esistenza (ipostatica) per il Figlio o dal Figlio».
Un arco di tempo relativamente lungo, che vede intrecciarsi bellezza artistica e ascetismo, rigore intellettuale e sviluppi dottrinali, in cui l'Oriente interiorizza le acquisizioni teologiche precedenti e approfondisce il mistero dello Spirito Santo. Un periodo che mentre definisce la divisione con l'Occidente si accompagna in Clément a un profondo desiderio di unità. Anzi proprio dalla lettura della storia, sembra emergere con più forza l'esigenza dell'incontro. Descrivere lo scisma e le profonde lesioni provocate sia sull'uno che sull'altro polmone cristiano scrive Olivier Clement equivale a suggerire, attraverso un'opposizione temporale, la nostalgia di un'immanenza reciproca. «L'Oriente conclude l'autore francese scoprirà sempre più nell'Occidente il luogo necessario della sua presa di coscienza e forse della sua incarnazione. E l'Occidente si domanda che cosa potrà mai scoprire in ciò che vi è di meglio nell'Oriente se non, affogate nel silenzio, le proprie radici?».
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OLIVIER CLÉMENT
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