Eucaristia e servizio dell'uomo
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La comunità cristiana che fa Eucaristia si comunica all'integralità del dono salvifico e si visibilizza come immagine e presenza della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica. La comunione con il vescovo, in quanto principio visibile e fondamento dell'unità nella sua Chiesa locale, è garanzia per la comunità cristiana di non rinchiudersi in un gruppo ristretto e di mantenere una dimensione ecclesiale aperta alla comunione. Per la comunità cristiana la celebrazione dell'evento eucaristico attraverso il rito non è rievocazione emotiva di un avvenimento del passato legato all' episodio dell 'ultima cena, ma "memoriale" della sua Pasqua di croce e di gloria, e in obbedienza al suo comandamento: «Fate questo in memoria di me» (cfr. Le 22, 19; l Cor Il, 24.25). È in forza del memoriale riattualizzato nel contesto rituale della comunità che coloro che vi partecipano sono immessi nello stesso movimento di consegna e di dono gli uni per gli altri (cfr. ICor 10,16-17; 11, 17-34). L'esperienza della «frazione del pane-cena del Signore» mette i discepoli nella condizione di incontrare non un ricordo, ma il Kyrios a Emmaus (cfr. Lc 24, 13-35), sul lago di Tiberiade (cfr. Gv 21, 1-14), nelle manifestazioni nel giorno della domenica (cfr. Le 24, 36-53). In questi pasti si realizza la presenza del crocifisso-risorto in mezzo ai suoi; egli si fa incontro a loro come il vero ospitante, il vincolo della comunione e colui che invia per la missione.
Anche nel discorso sul pane di vita (cfr. Gv 6, 26-58) rimane esplicita la dinamica che interpella la fede personale del credente chiamato a «mangiare di questo pane» (cfr. Gv 6, 51); è mediante la partecipazione a questo dono che è dato al discepolo di discernere la vita del Signore, alla comunione del quale è chiamato, e di divenire segno di fraternità in obbedienza al comandamento nuovo (cfr. Gv 13, 34 ss.). «È importante restituire alla carità tutta la sua forza di virtù teologale, ancorata al cuore dell'Eucaristia: una chance per società come le nostre, nell'era della globalizzazione» (p. 133).
OVIDIO VEZZOLI
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