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Elogio del mite come unica strada verso la salvezza


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Gli disse Nicodèmo: «Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. Non ti meravigliare se t’ho detto: dovete rinascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito».

Replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose? In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza.

Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».

Tutto questo possiede una sua corrispondenza precisa nel libro di Barbara Spinelli. Il mite non come vento ma come acqua. Acqua che scorre tra le pieghe della realtà e prende la forma degli oggetti che incontra. Il mite «vitreo» che se incontra un ostacolo, si arresta, se l’ostacolo si rompe, corre via. Il Vangelo di Matteo dice che i miti erediteranno la terra. Disprezzano il potere, il possesso e l’autorità. Nell’ora in cui il Pontefice si chiama Francesco, emerge l’urgenza di riconsiderare l’approccio ai beni materiali.

Abbandonare l’attaccamento alla ricchezza per guardare più in alto. Alzare lo sguardo per vedere lo Spirito che regna nei cieli. La capacità dei miti di vincere la sfida con la modernità è tutta qui. La loro voglia di affrontare la vita in modo diverso. Col distacco dei puri. «Beati i poveri di spirito, perché di essi è il Regno dei cieli». Per essere poveri di spirito, dobbiamo vagabondare, tendere la mano, pregare, essere gli ultimi della Terra.

E insieme rendere vuota la nostra mente, liberandola da qualsiasi saggezza umana, in modo che la grazia possa riempirla interamente di sé. Per questo i miti si rispecchiano perfettamente nel periodo pasquale che stiamo vivendo. Riescono a incarnare la rinascita. Abbandonandosi verso l’arrivo della nuova vita.
 

CARLO ANTINI

vai al libro:
BARBARA SPINELLI
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Qiqajon, 2012 

 

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