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Le parole taglienti del Messia


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Nei vangeli quindi troviamo anche: Le parole dare di Gesù, per dirla col titolo del più recente saggio di Ludwig Monti (Edizioni Qiqajon). Parole che possono sconcertare e persino scandalizzare il lettore, come quelle ad esempio che ci testimoniano di un Cristo dall'apparenza piuttosto aggressiva, se il Messia si dice intenzionato a "gettare il fuoco sulla terra" (Lc 12,49) o «a portare non la pace, ma la spada» (Mt 10,34). Del resto, dice bene Monti: «Gesù non e venuto tra di noi per portarci un messaggio che potesse piacere a tutti». Avendo egli parlato con franchezza, con forza e addirittura in certe occasioni con «santa collera», non mancano nei vangeli termini talora pesanti e grevi come pietre; vedi la celeberrima esortazione ad un discepolo (che, prima di seguire il Nazareno, intendeva celebrare il funerale del padre): "fascia che i morti seppelliscano i loro morti. Frase che a tutta prima può suonare rude e disumana qualora non se ne colga il significato profondo e per nulla impietoso.

Altro rimprovero, che puo apparire il j'accuse anticapitalistico da parte di un acceso comunista, e il noto: «Guai a voi ricchi, perché avete gia ricevuto la vostra consolazione» (Lc 6,24), che ad una lettura superficiale ci rivela un Gesù insofferente contro le persone facoltose; mentre a una disamina più attenta di tale espressione - molto usata nella Bibbia dai profeti - possiamo cogliere nei reiterati «guai» evangelici non gia delle maledizioni bensì, come suggerisce Monti, «degli avvertimenti, degli aspri richiami in vista della conversione».

O infine, quello che è forse il detto più tremendo del Cristo, ovvero l'«andate lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli» (Mt 25,41), iscritto nel contesto dell'annuncio del giudizio universale, che qui sembra presentare i tratti cupi di certi affreschi medioevali con tanto di demoni cornuti e forcuti. Nel suo commento puntualissimo al testo, Monti ce la mette proprio tutta nel tentativo di dimostrare che «il Figlio dell'uomo non manda nessuno all'inferno ma l'ardua sentenza rimane in tutta la sua  foga senza dubbio inquietante e veemente. Speriamo solo che il Padre sia più comprensivo e generoso con tutti quanti noi, poveri peccatori!

In conclusione, le «parole dure» di Gesù prese in esame nel saggio sono molte, e davvero stupisce quante Cristo ne abbia utilizzate senza tema di suscitare scandalo. Ma forse proprio a questo egli mirava: giusto a "provocare quello scandalo del quale il lettore e invitato a non essere preda». Infatti il termine skandalon nel greco evangelico significa inciampo, ostacolo.Per non essere frenati da questi impedimenti, occorre che i fedeli li abbiano ben presenti, li riconoscano e sappiano evitarli. La durezza di certe frasi, i paradossi destabilizzanti e irrituali allora hanno forse una precisa funzione: quella di risvegliarci dal torpore d'una moralità fatta di consuetudine, bieca condiscendenza o inera sottomissione. Affinché 1’aderire al vangelo non sia perbenismo ma vissuto autentico e fedeltà sincera.


FRANCESCO ROAT

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Ludwig Monti
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