Foto del 22 maggio e sintesi del convegno
Si è aperto sabato 21 maggio il convegno internazionale di spiritualità su Matta el Meskin, cui hanno partecipato un centinaio di persone di nazionalità e confessioni cristiane diverse. Il priore di Bose, fratel Enzo Bianchi, ha presentato il convegno tratteggiando alcune caratteristiche del monaco copto Matta el Meskin, che “non si è mai stancato di cercare vie di pace e di comunione con gli altri cristiani. E l’ha fatto restando saldamente attaccato a Cristo e alla sua parola”. “L’unità che Matta cercava – ha ricordato il primo relatore anba Epiphanios, successore di Matta el Meskin nella guida del Monastero di San Macario – non è un’unità di tipo sentimentale, a gloria dell’uomo, neppure un’unità basata su coalizioni che rendono i deboli forti e i forti ancora più forti: è, piuttosto, un’unità in Dio, che nasce dalla consapevolezza che Cristo ha amato e salvato tutta l’umanità, senza distinzioni”.
Tra le relazioni del pomeriggio, c'è stata quella scritta da abuna Wadid, monaco di San Macario, che non ha potuto essere presente di persona. Letto da fratel Markos el Makari di Bose, il testo di Wadid ricordava, tra altri aspetti, l'importanza che Matta el Meskin attribuiva alla parola di Dio: “Se il monaco mette tutto se stesso sotto la Parola, cioè le obbedisce, la Parola gli dona forza e gioia. Se invece si mette sopra la parola, cioè ne fa uno strumento per glorificare se stesso, non ne trarrà alcuna benedizione”.
La seconda e ultima giornata del convegno, domenica 22 maggio, si apre la mattina con una tavola rotonda, moderata da fratel Guido Dotti di Bose, cui partecipano persone di confessioni cristiane diverse, e termina con le conclusioni di fratel Guido, che nota: “Non si sente la mancanza di non aver mai incontrato Matta el Meskin, perché la vita che egli ha vissuto in Cristo continua oggi nei suoi discepoli: quello che ha potuto vivere per grazia del Signore, vive ancora”.
Nel pomeriggio, per finire, è stato proiettato un documentario del 2012 su Matta el Meskin, l’unico finora realizzato. Prodotto da un giovane regista arabo, di religione musulmana, è stato visto in arabo con i sottotitoli in inglese.