Comunicato stampa conclusivo

XX Convegno Ecumenico Internazionale di spiritualità ortodossa
L'UOMO CUSTODE DEL CREATO
Bose, 5-8 settembre 2012
in collaborazione con le Chiese Ortodosse

 XX Convegno Ecumenico InternazionaleCOMUNICATO STAMPA CONCLUSIVO

Bose, 11 settembre 2012 
 
Nella tradizione cristiana d’oriente e d’occidente, abitare la terra è un compito e un dono affidato agli uomini, custodi ma al tempo stesso ospiti della creazione. All’Uomo custode del creato è stata dedicata la ventesima edizione del Convegno Ecumenico Internazionale di spiritualità ortodossa, organizzato in collaborazione con le Chiese Ortodosse e tenutosi presso il monastero di Bose dal 5 all’8 settembre 2012.

Le chiese ortodosse sono state le prime a richiamare l’attenzione dei cristiani sul tema dell’ecologia come problema spirituale. Nel 1989 il patriarca di Costantinopoli Dimitrios proclamava il primo settembre, data d’inizio dell’anno liturgico bizantino, “giorno della creazione”, in cui elevare preghiere e suppliche per la difesa del creato, invitando “tutti gli uomini di buona volontà” ad astenersi dal danneggiare la natura. Il suo successore, l’attuale patriarca ecumenico Bartholomeos I, ha raccolto questa intuizione con molta convinzione e numerose iniziative, svolgendo un costante servizio per ricordare i fondamenti spirituali e cristiani dell’impegno ecologico. Nel suo messaggio al convegno ha esortato le chiese a prendere coscienza della gravità della crisi ecologica e a “discernere la connessione tra impegno spirituale e pratica morale ecologica”. I numerosi messaggi dei capi delle chiese pervenuti (di Papa Benedetto XVI, per il tramite del segretario di stato card. Tarcisio Bertone, del card. Kurt Koch, dei patriarchi di  Alesssandria, Antiochia, Mosca, Serbia, Romania, dell’Arcivescovo di Atene, del Catholicos di tutti gli Armeni Karekin II,del primate della comunione anglicana Rowan Wiliams, del segretario del Consiglio ecumenico delle Chiese, hanno segnato una convinta risposta a quest’urgenza, nella consapevolezza che la distruzione dell’ambiente è un peccato contro il comandamento di Dio, e che sia di grande importanza “una discussione teologica dei problemi ambientali con le Chiese ortodosse locali sorelle e lo scambio di esperienze nell’ambito del dialogo interconfessionale e interreligioso” (così il patriarca Kirill I di Mosca nel suo messaggio).

La rilevanza ecumenica del problema ecologico, che le chiese stanno riscoprendo con sempre maggior convincimento, è stata testimoniata dalla presenza delle delegazioni ufficiali delle chiese ortodosse e della chiesa cattolica. In particolare, sono intervenuti il cardinale Roger Etchegaray, vice-decano del Collegio cardinalizio, l'arcivescovo Antonio Mennini, Nunzio Apostolico in Gran Bretagna, il vescovo di Pistoia Mansueto Bianchi presidente della commissione per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della CEI e il vescovo di Biella Gabriele Mana; i metropoliti metropolita German di Volgograd (Patriarcato di Mosca), Georges del Monte Libano (Patriarcato di Antiochia),il vescovo Stefan di Gomel' e Žlobin (Patriarcato di Mosca-Esarcato di Bielorussia), Ioannis di Thermopyli (Chiesa ortodossa greca) e Melchisedek di Pittsburgh (Chiesa ortodossa d’America), p. Tavma (Kachatryan) (Chiesa apostolica armena), delegato del Catholikos di tutti gli armeni Garechin II, l’archimandrita Athenagoras (Fasiolo)(Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e di Malta), il canonico Hugh Wybrew (Chiesa d’Inghilterra), la dr. Tamara Grdzelidze del Consiglio ecumenico delle Chiese e mons. Andrea Palmieri, sottosegretario del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani.

Numerosissimi i monaci e le monache presenti al convegno, provenienti da monasteri ortodossi (Grecia, Russia, Romania, Monte Sinai, Armenia, Francia, Inghilterra, Stati Uniti), cattolici e riformati (Belgio, Francia, Italia, Svizzera, Ungheria). Hanno inoltre partecipato ai lavori Gelian Prochorov (Accademia delle scienze di San Pietroburgo), Spyridon Kontoyannis e Nikitas Aliprandis di Atene, e lo ieroschimonaco della chiesa serba Vasilije (Grolimund)di Geilnau.

In quattro giorni d’incontri e dibattiti aperti al pubblico, teologi, patrologi e scienziati hanno indagato nei loro diversi aspetti la dimensione teologica e spirituale del rapporto dell’uomo con l’ambiente che lo circonda, interrogandosi sui valori che possono ispirare scelte responsabili di fronte alla crisi ecologica, provocata dall’uomo stesso, che sta causando ferite irreversibili alla vita sul nostro pianeta.

Nella giornata inaugurale le conferenze del priore di Bose, Enzo Bianchi, e del metropolita di Pergamo Ioannis Zizioulas, delegato al convegno dal patriarca ecumenico Bartolomeo, hanno rilevato come nella concezione cristiana la creazione sia opera trinitaria, e come l’uomo sia chiamato non solo a preservare l’ambiente in cui vive, ma anche ad essere, nella sua condizione di co-creatura, “sacerdote della creazione” per offrirla a Dio, nell’attesa della salvezza di tutte le creature, animate e inanimate. Per questo al cuore dell’impegno ecologico incontriamo un problema spirituale. “La terra è desolata quando viene meno la qualità della vita dell’uomo e della vita del cosmo”, ha osservato Enzo Bianchi. L’insegnamento della Chiesa ortodossa sui problemi dell’ecologia è stato poi illustrato dal vescovo Amvrosij di Gatčina, rettore dell’Accademia teologica di San Pietroburgo e capo della delegazione ufficiale del Patriarcato di Mosca.

La bontà della creazione secondo il racconto biblico (Gen 1,31), la relazione tra la natura ferita e risanata e la storia di salvezza (cf. Rm 8,22), la comprensione del rapporto dell’uomo con la creazione nei padri della chiesa, da Ireneo di Lione a Massimo il Confessore (vii sec.) ai padri siriaci, sono stati al centro delle riflessioni proposte da John Behr (New York), Nestor Kavvadas (Tübingen), Assaad Elias Kattan (Munster).

L’ascesi e la povertà della tradizione monastica sono un’occasione per riflettere sul rispetto della terra e la condivisione dei suoi frutti nella società dei consumi. La tavola rotonda presieduta dal vescovo Andrej di Remesiana, delegato del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa serba, ha voluto cogliere le diverse prospettive offerte dalla tradizione monastica nel suo rapporto con l’ambiente: dalla contemplazione della natura nella letteratura mistica e tradizione ascetica bizantine (Antonio Rigo, membro del Comitato scientifico, Venezia; Dimitrios Moschos, Atene) alle trasformazioni dello spazio naturale negli insediamenti monastici nell’estremo Nord russo (archimandrita Porfirij Šutov di Solovki e igumeno Mitrofan Badanin di Varzuga) o nelle abbazie cisterciensi in occidente (Esther De Waal, Rowlestone, Herefordshire).

Nella tradizione cristiana d’oriente la celebrazione liturgica include intimamente il cosmo nella lode e nell’adorazione della chiesa. Tutto quello che vive e respira, gli alberi, le pietre, il sole e la luna, lodano il Signore. La celebrazione eucaristica è, per eccellenza, un sacrificio di lode offerto al Padre, nel quale l’assemblea credente trascina la creazione intera e tutta la storia dell’umanità (“La creazione nella liturgia ortodossa”, Job Getcha, Paris). La dimensione cosmica della liturgia cristiana trova espressione nell’iconografia della creazione: nell’icona ? luogo di comunicazione con Dio e di contemplazione del creato ? avviene una “rivalorizzazione del mondo visibile” che si opera nella rigenerazione dello sguardo interiore (Anca Vasiliu, Paris).

Gli scienziati indicano la probabilità di collasso dell’ecosistema planetario, e questo richiede una rinnovata assunzione di responsabilità condivisa. Il dibattito sull’uomo e una possibile etica della creazione, coordinato dal professor Konstantin Sigov (Accademia Moghiliana di Kiev), ha visto il confronto tra i contributi del metropolita Serafim di Germania, delegato del patriarca romeno Daniel (“L’ascesi: una risorsa antica per un mondo nuovo”), la teologa ortodossa Elisabeth Theokritoff, autrice di un libro sulla visione cristiana dell’ecologia ora tradotto in italiano (Abitare la terra, Qiqajon 2012), e l’epistemologo libanese Antoine Courban (“La creazione vista dalla scienza”).

La giornata conclusiva si è aperta con la meditazione su “Eucarestia e creazione” dell’arcivescovo Antonij di Borispyl, vicario del metropolita di Kiev e rettore dell’Accademia teologica kieviana, che ha posto l’accento sulla dimensione cosmica del sacramento eucaristico, in cui la creazione intera, nel pane e nel vino, diviene il corpo di Cristo. Il teologo ortodosso statunitense John Chryssavgis (“Come parlare oggi della creazione?”) ha indagato i modi in cui la ricchezza della tradizione spirituale ortodossa si traduce, di fronte all’urgenza del problema ecologico, in una nuova pratica del rapporto con il mondo naturale, capace di raccogliere la sfida della complessità innescata dalla rivoluzione industriale e tecnologica contemporanea.

L’abate benedettino Michel Van Parys, membro del comitato scientifico, nelle conclusioni del Convegno ha infine ricordato come lo Spirito santo sia “all’opera per edificare a nuova arca dell’alleanza e il tempio che sarà il corpo del Messia resuscitato”. Nelle drammatiche decisioni che attendono l’umanità con l’aggravarsi della crisi ambientale, i cristiani non possono dimenticare che, come scriveva già Ignazio d’Antiochia, “le grandi meraviglie della nostra salvezza, si operano nel silenzio”. Quest’assicurazione, ha terminato p. Michel, è la nostra speranza: “Sperare la salvezza di Dio, sperare nell’uomo, non è forse questa la testimonianza che i cristiani sono chiamati a dare insieme al mondo?”.

Nei ringraziamenti conclusivi, il priore di Bose, Enzo Bianchi, ha annunciato che dal 4 al 7 settembre 2013 si terrà la XXI edizione del Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa, il cui tema sarà deciso dal comitato scientifico all’inizio di novembre.