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A Bose il dialogo ecumenico-Il Biellese

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BEATI I PACIFICI
Bose, 3-6 settembre 2014
in collaborazione con le Chiese Ortodosse

Ingresso di Geserusalemme fine XVI sec Museo di Lhabavsk

A BOSE IL DIALOGO ECUMENICO-IL BIELLESE

Il Biellese

2 settembre 2014 

"Beati coloro che si adoperano per la pece" (Mt 5,9): la Divina Liturgia ortodossa ripete costantemente questa beatitudine attuale, che non cessa oggi di interpellare la 'coscienza di ogni cristiano e l'azione di tutte le chiese.
Il consueto appuntamento ecumenico che si terrà presso il monastero di Bose dal 3 al 6 settembre 2014, desidera porsi in ascolto del vangelo della pace, che chiede ai cristiani di essere un fermento di riconciliazione e di pace tra le donne e gli uomini contemporanei.
La speranza della pace annunciata 'in Cristo non è un'utopia estranea a un mondo dominato dalla logica del potere e del conflitto, ma è un evento nella storia, che s'incarna in ogni tempo in uomini e donne di pace e riconciliazione.
Come ricorda padre Enzo Bianchi, priore di Bose e presidente del comitato scientifico del convegno, la pace ha una dimensione teologica e rivelativa: occorre intraprendere un itinerario per discernere le radici della violenza e offrire le ragioni di un'autentica educazione alla pace, nell'ospitalità del diverso, nell'operosità della riconciliazione, nella fatica del perdono.
In oltre vent'anni d'ininterrotta attività, il Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa ò diventato un punto di riferimento internazionale per il dialogo ecumenico e lo studio della tradizione spirituale dell'oriente cristiano, secondo una visione ampia del dialogo interculturale e interreligioso, che include l'Europea orientale, l'Ucraina, la Russia e il Medio Oriente.
Lo scambio, a livello scientifico, culturale ed ecclesiale, tra studiosi e ricercatori provenienti da tutto il mondo, operatori ecumenici e rappresentanti delle diverse confessioni, si propone di approfondire le ragioni della pace in un pluralismo di approcci rispettoso della diversità. e insieme capace di riscoprire nella proprie tradizione le ragioni dell'accoglienza dell'altro.
Alcune tappe scandiranno questo percorso: l'ascolto e lo studio delle Scrittura, l'esperienza liturgica, le parole sulla pace nei padri della Chiesa, l'insegnamento dell'esperienza monastica e spirituale dell'Oriente cristiano, la testimonianza dei martiri.
Aristotle Papanikolaou (New York) avvierà i lavori del convegno con una riflessione su una possibile antropologia cristiana della pace. I biblisti Micbail G. Seleznev (Mosca) e Christos Karakolis (Atene) indagheranno come l'Antico e il Nuovo Testamento parlano della pace: a volte le parole dei salmì ci scandalizzano per la loro violenza. ma occorre interpretarli come invocazione della giustizia di Dio, che si compie nel Cristo.
La pace è dono del Cristo risorto (Gv 20,19-21), egli è la "nostra pace" (Ef. 2,14). È il mistero celebrato nella Divina Liturgia, epiclesi di pace, cui è dedicata la relazione del vescovo Andrei Čilerdžić (Vienna), delegato del patriarca di Serbia Irinej. Se gli uomini operano la giustizia e fanno misericordia, la pace abita la terra, come non si stancano di ripetere i padri d'Oriente e d'Occidente, il cui messaggio sanà approfondito nelle relazioni di Porphyrios Georgi (Balamand, Libano), Derija Morozova (Kiev), lohn Behr (New York), Symeon Paschalidis (Tessaionica).
Se i padri della Chiesa privilegiarono l'aspetto spirituale della pace rispetto alla sua dimensione politica e sociale, pensare la pace resta una sfida aperta per la teologia contemporanea. La tradizione della santità in Oriente e in Occidente offre una risposta a questa ricerca come stile di vita capace di narrare un'altra possibilità di abitare il mondo e immaginare un futuro di pace per l'umanità lacerata da antagonismi economici, sociali, religiosi.
È quello cbe si propone la sezione "Testimoni di pace", introdotta dalla riflessione di Cyril Hovorun (Yale) su come articolare pace cristiana e riconciliazione umana. Saranno ascoltate le vicende di autentici operatori di pace antichi e moderni, monaci e laici: san Francesco di Assisi (Panaghiotis Yphantis, Tessalonica), il santo vescovo armeno Nerses di Lambron del XII secolo (Adam Makaryan Etchrniadzin), san Silvano dell'Athos (sr. Magdalene, Maldom, Essex), Nikolaj Nepluev (Natalija Ignatovich, Mosca), il patriarca Atenagora di Costantinopoli (Athenagoras Peckstadt, metropolita del Belgio), il presbitero bulgaro Stefan Zankov, pioniere del movimento ecumenico (Viktor Mutafov, Sofia), Padre Andrè Scrima, grande testimone del del dialogo tra le religioni (Anca Manolescu, Bucarest).
I cristiani nel mondo sono chiamati a un'esistenza di riconciliati, per tradurre la novità della pace cristiana nell'oggi della storia. Gli interrogativi pressanti che ci sono consegnati dal tempo che viviamo saranno affrontati nella Tavola rotonda coordinata da Jim Forest, segretario internazionale della Associazione ortodossa per la pace, cui prenderanno parte Amal Dibo (Beirut), Panteli, Kalaitzidis, (Volos), Aleksandr Ogorodnikov (Mosca) e Konstantin Sigov (Kiev).
La giornata conclusiva del Convegno grazie alle relazioni di John Chryssavgis (Boston) e del metropolita di Diokleia Kallistos Ware (Oxford), cercherà di offrire indicazioni concrete: la pace non è solo un evento interiore, ma implica la custodia di tutto il creato, un'azione e un impegno nel mondo. Le conclusioni del convegno sono affidate a Michel Van Parys, abate dell'Abbazia di San Nilo di Grottaferrata.
"Chi ci insegnerà la bellezza della pace?", si chiedeva san Basilio il Grande, rispondendo: "L'artigiano stesso della pace", che ha "stabilito la pace con il sangue della sua. croce tra le cose del cielo e della terra (Col 1,20)". Diventare artefici di pace significa esercitarsi a vedere la bellezza della pace e viverla, per ritrovarne la forza di attrazione e dilatare la speranza di pace nel mondo. Particolarmente ricca la presenza dei delegati delle Chi.... Delegato del patriarca Bartolomeo I di Costantinopoli è il metropolita Athenagoras del Belgio, mentre l'archimandrita Athenagoras Fasiolo rappresenterà il metropolita d'Italia Ghennadios. La delegazione del patriarcato di Mosca è guidata dal vescovo Kliment di Krasnoslobodsk, insieme all'igumeno Arsenij (Sokolov) e a padre Aleksei Dikarev; ai lavori parteciperà anche l'arcivescovo Zosima di Vladikavkaz e Makhachkhla. La Chiesa ortodossa ucraina è rappresentata dai vescovi Ilarij di Makariv, vicario di Kiev, dal vescovo Filaret di Leopoli e Galizia, dall'archimandrita Filaret (Egorov) e dagli ieromonaci Leontij (Thpkalo) e Dosifej (Michailiuk); la Chiesa ortodossa bielorussa dal vescovo Stefun di Gomel e Zlobin e da padre Nikolaj Bolochovskij; la Chiesa ortodossa serba dal vescovo Andrej Cilerdzié (Vienna), la Chiesa ortodossa romena dal metropolita Serafim di Germania, e da padre Atanasie Rusnac; la Chiesa ortodossa bulgara dai metropoliti Dometian di Vidin e Antonij (Mihalev) dell'Europa occidentale. Per la Chiesa di Cipro. sarà presente il vescovo Gregorios di Mesaorias e per quella di Grecia il metropolita Ioannis di Thermopylon; per la Chiesa ortodossa d'America i vescovi Alexanrler di Toledo e Melchisedek di Pittsburgh. Il Patriarcato di Antiochia sarà rappresentato da padre Porphyrios (Giorgi); la Chiesa Apostolica Armena da padre Adam Makaryan ; la Chiesa d'Inghilterra dal vescovo Jonathan Goodall di Ebbsfleet.
Per la Chiesa Cattolica saranno presenti l'arcivescovo Antonio Mennini, Nunzio Apostolico nel Regno Unito, i vescovi Mansueto Bianchi di Pistoia, presidente della Commissione Ecumenismo e Dialogo della cei, Gabriele Mana di Biella, Marco Arnolfo di Vercelli, Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea, Pier Giorgio Debernardi di Pinerolo, Alberto Silvani di Volterra, e p. Hyacinthe Destivelle, delegato del Pontificio consiglio por la promozione dell'unità dei cristiani.
Il dottor Michel Nseir rappresenterà il Consiglio ecumenico delle Chiese. Parteciperanno inoltre ai lavori S. E. Aleksandr Avdeev, ambasciatore della Federazione Russa presso la Santa Sede e S. E. Aleksandr Nurizade, console della Federazione Russa a Milano.
Significativa la presenza di monaci e monache d'Oriente e d'Occidente.