A Bose si analizza la guerra interiore
Lo stato di natura coincide con lo stato di guerra, diceva Hobbes E già, in forma diversa, i filosofi antichi. E già quelli cristiani e, prima ancora, i loro libri sacri. La guerra esterna dell'uomo contro l'altro uomo è solo una proiezione di quella guerra permanente che l'essere umano combatte contro di sé. Che non si genera nella sfera dell'Io, che solo a volte affiora alla coscienza razionale e diventa tormento intellettuale, ma appartiene comunque a un recesso dell'anima che se ne sta al fondo, ed è sempre in conflitto, e quando trapassa nella coscienza attraverso la membrana osmotica che lo separa da lei arriva in forme incomprensibili e già trasformato. Non si congiunge mai, cerca la disgiunzione. E menzognero e «doppio»: dìpsychos, per i Settanta (così si chiama comunemente la più antica versione greca del Vecchio Testamento della Bibbia). A seconda della visione del mondo che si professa, lo si può chiamare Es, con linguaggio psicanalitico, o cuore (lev, kardia), come fa la Bibbia, riferendosi a quel «luogo impenetrabile» che è sinonimo di «profondo».
A questa invisibile guerra del cuore, che per secoli i Padri hanno chiamato lotta spirituale, è dedicato il XVII Convegno Ecumenico Internazionale di Spiritualità Ortodossa, che si svolge fino a sabato a Bose alla presenza dei più alti prelati delle Chiese d'Oriente e d'Occidente, di teologi e studiosi di 27 paesi, di monaci e monache di monasteri ortodossi, cattolici e riformati. Il cuore, spiega Enzo Bianchi, è uno «spazio che sfugge al rigore dei concetti, ma è penetrabile attraverso il linguaggio simbolico». L'immagine della vita cristiana come battaglia, quasi impegno militare del cuore, risale alle parole di Paolo, ricorda il nuovo patriarca di Mosca Kiril nel suo messaggio di apertura.
Non bisogna amare il mondo. La voracità della carne, la pretesa degli occhi e l'arroganza della vita vengono dal mondo. L'ossessione carnale, la schiavitù idolatrica dell'immagine mediatica, l'arroganza di chi si considera l'unico metro della realtà distolgono la psiche dalla propria lotta perenne. Accettarla e renderla costruttiva è invece l'atto fondamentale che definisce l'essere umano.
In un momento come questo, in cui all'interno della Chiesa stessa il conflitto interiore dell'individuo tracima e sconfina in lotta esterna, in conflitto mediatico e politico, gli interrogativi e gli spunti che i padri di Bose ci propongono non solo suonano attuali, ma devono assolutamente essere ascoltati.
Silvia Ronchey