L'arcivescovo di Canterbury e la lotta spirituale
L'Osservatore Romano, 12 settembre 2009
Messaggio del primate anglicano al priore di Bose
Un messaggio augurale al priore del monastero di Bose, Enzo Bianchi, è stato inviato dall'arcivescovo di Canterbury e primate della Comunione anglicana, Rowan Williams, in occasione del XVII convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa. «Sono molto contento si legge nel messaggio - di inviare un messaggio augurale e la mia benediozione al priore di Bose e a tutti coloro che sono impegnati a pregare, riflettere e discutere su ciò che i grandi maestri di vita spirituale chiamavano "l'arte delle arti", le discipline e le pratiche che ci plasmano con la forza e la grazia dello Spirito Santo, nella somiglianza di Gesù Cristo. In quest'occasione vi concentrerete sull'immaginario della "lotta spirituale". Fin dall'inizio del cristianesimo - prosegue il primate Williams - come si vede nelle parole e nelle azioni di nostro Signore stesso, c'è stata la convinzione che gli esseri umani siano stati oggetto di una violenta aggressione da parte delle forze del male spirituale, un assalto che ha lasciato loro disastrosamente più deboli e meno liberi. Il Signore ci offre un Vangelo di misericordia assoluta, non violenta, e colmo di promessa. Tuttavia - aggiunge l'effetto di questo Vangelo nell'affrontare l'aggressione del male è un grande conflitto che si svolge in ciò che la liturgia occidentale chiama "incredibile lotta". Una lotta tra la vita e la morte nel mistero pasquale, da cui Cristo emerge vittorioso. E questa la lotta pasquale che ora avviene nel profondo del cuore di tutti i battezzati: lottiamo, non per la nostra vittoria, ma perché quella di Cristo si manifesti in noi. Per questo - sottolinea WilIiams - affinché ciò avvenga abbiamo bisogno di almeno due cose. La prima è avere un occhio attento per individuare gli stratagemmi delle forze di distruzione, i diversi modi sottili in cui la vittoria di Cristo può essere oscurata o compromessa in noi dalle passioni che offuscano la nostra comprensione.
Dobbiamo essere in grado di individuare dove le nostre abitudini egoistiche si alleano con le correnti più profonde di negazione e ribellione all'opera dell'universo e che noi chiamiamo diaboliche. Abbiamo bisogno semplicemente della perseveranza che è in grado di vedere le sconfitte di ieri e di oggi come modi di penitenza e di apprendimento e non di disperazione».
Il primate della Comunione anglicana, infine, sottolinea come questo linguaggio sia difficile da comprendere per alcune persone. «Negli ultimi anni, nella nostra Chiesa - conclude il linguaggio che utilizza ques!e immagini è diventato fuori moda. E difficile per molti accettare che il compito di essere un discepolo di Gesù Cristo sia una questione di lavoro di una vita, non il lavoro di un momento e non solo la piacevole sensazione che si trae dal conforto religioso. Possano questi giorni essere una testimonianza potente e persuasiva del trionfo pasquale che solo ci sostiene e ci dona la fiducia nell'opera quotidiana di affidare il nostro Spirito, la nostra anima e il nostro corpo a Cristo nostro Signore».