Ortodossia e questione ecologica

XX Convegno Ecumenico Internazionale
XX Convegno Ecumenico Internazionale

XX Convegno Ecumenico Internazionale di spiritualità ortodossa
L'UOMO CUSTODE DEL CREATO
Bose, 5-8 settembre 2012
in collaborazione con le Chiese Ortodosse

Ortodossia e questione ecologica
L'Osservatore Romano,
7 settembre 2012
di
AMVROSIJ JERMAKOV

Negli ultimi due decenni il mondo ha visto una profonda crisi ecologica, le cui testimonianze più evidenti sono il cambiamento climatico, la perdita di diversità biologica e l’inquinamento delle risorse naturali, cui va aggiunto il crescente divario tra ricchi e poveri, insieme alla mancanza a livello mondiale di una politica ponderata per la tutela dell’ambiente. L’ecologia è la scienza delle interazioni che gli organismi hanno tra di loro e con l’ambiente circostante. Quale contributo può dare la teologia ortodossa alla comprensione dei problemi posti dalla crisi ecologica globale? Purtroppo nel mondo di oggi vi sono diversi pregiudizi e stereotipi riguardo al tema «cristianesimo ed ecologia ». Spesso si sente dire che l’idea cristiana di un Dio trascendente riduca il valore del mondo circostante, oppure che, ritenendo l’uomo creato a immagine di Dio, lo consideri un padrone che possa dominare la natura a proprio arbitrio. Oggi è evidentissimo che la soluzione del problema ecologico non stia nel campo della tecnologia, ma in quello dell’etica. Una delle idee basilari dell’ortodossia è che Dio Creatore, amando l’uomo, creò l’universo come «cosa molto buona» (Genesi, 1, 31) e l’uomo a sua immagine e somiglianza. Perciò, nella tradizione cristiana non vi è alcuna contrapposizione tra materia e spirito, corpo e anima, tra mondo presente e realtà metafisica. Vi è un profondo legame tra il Creatore e la creazione, un legame che implica di servire il primo e di rispettare la seconda.

Il “dominio” dell’uomo sulla natura, di cui parla la Bibbia, non ha carattere assoluto, non significa arbitraria tirannia. Il nostro “p ossesso” non è irresponsabile, fine a se stesso ed egocentrico ma liturgico: è dato per un compito concreto. Dio ha immesso nella creazione una struttura interiore, che è responsabilità dell’uomo rispettare e custodire. Ecco perché è importante iniziare ,a parlare di ecologia muovendo dalla visione teologica del rapporto tra l’uomo e la natura. Per gli antichi ,greci la natura era una forza cieca e impersonale, indifferente all’umanità, una necessità alla quale dobbiamo sottostare. L’idea di creazione è profondamente consona all’uomo, alle sue necessità, speranze e sogni, non è l’idea greca di natura che opprime l’uomo, ma di una casa ben costruita da un Creatore misericordioso. La creazione è la nostra casa, noi siamo creati in armonia con essa, come ogni essere vivente oggetto del pensiero divino: «Gli occhi di tutti sono rivolti a te in attesa, e tu provvedi loro il cibo a suo tempo. Tu apri la tua mano e sazi la fame di ogni vivente» (Salmi 144 [145], 15-16).

Secondo la teologia ortodossa il mondo è un’eredità lasciataci da Dio, e noi stessi siamo i destinatari di questo dono, che non è solo il creato, ma ben di più, considerando che Dio dona se stesso in questo dono. È il fatto stesso dell’esistenza che è mirabile, la creazione sorge dalle profondità del possibile, dal nulla. Basilio il Grande e Gregorio Nisseno sottolinearono questa differenza di principio tra la cosmologia biblica e la concezione pagana della natura. È l’esperienza testimoniata dai santi asceti della nostra Chiesa: Serafino di Sarov, Porfirio di Athos e altri. L’umanità è parte primaria nella creazione, e la sua caduta può comportare la caduta di tutto l’o rd i - ne creato. D’altra parte, la nostra tensione a unirci con il Cristo risorto è pegno della futura trasfigurazione di tutta la creazione, «perché Dio sia tutto in tutti» (prima Lettera ai Corinzi, 15, 28). L’approccio teologico così formulato ci consente di evitare un estremo, presente oggi nel dibattito ecologico: il disprezzo dell’uomo, secondo cui l’umanità è solo una componente dell’armonia cosmica, un semplice prodotto delle forze cieche della natura, che conseguentemente in essa deve dissolversi. L’antropocentrismo teologico colloca la centralità dell’uomo nell’opera di conservare e benedire, non nello sfruttamento e devastazione del creato. La coscienza odierna di una sacralità della natura può essere così espressa non da una percezione pagana del mondo, ma da quella contemplazione della natura. Questo profondo rapporto sacramentale verso il mondo materiale ci conduce ad attuare il profondo legame mistico con Dio e il mondo nella liturgia della Chiesa, in cui si rinnova l’unità tra il cielo e la terra. Nell’attuale contesto ecologico questa percezione del mistero della creazione si è quasi perduta.

Facendo distinzione tra l’essenza misteriosa di Dio e le “e n e rg i e ” divine che tutto compenetrano, dobbiamo evidenziare sia la trascendenza, sia l’immanenza di Dio: affermare il profondo mistero trascendente dell’essenza divina, e al tempo stesso parlare delle energie divine, che penetrano e vivificano la creazione, la cui bellezza deve essere attinta come rivelazione dell’eterna Parola divina mediante la quale essa fu operata. Noi tendiamo a parlare di una crisi “ecologica”, ma questa non è tanto una crisi ecologica, quanto una crisi della nostra percezione della realtà, della nostra visione del mondo. Il superamento della crisi ecologica necessariamente deve presupporre il superamento di quella visione egoistica, sul rapporto uomo- natura, da cui è stata generata questa crisi. La guarigione della terra è impossibile senza la guarigione dell’anima umana, è impossibile ristabilire l’ordine buono della creazione senza ristabilire l’ordine nel nostro cuore. Dobbiamo porre a noi stessi il problema del nostro atteggiamento personale e spirituale verso tali questioni. Oggi l’uomo parla di libertà e di consumo, non parla mai di moderazione e ascetismo.

L’ascesi cristiana non presuppone la fuga dal mondo o dalla società, ma una disposizione della mente e del cuore, orientata al rispetto e amore per ciò che ci circonda. Il consumo smisurato deriva dal nostro estraniamento da noi stessi, dalla terra, dalla vita e da Dio. L’ascetismo ci permette di attuare un sincero pentimento e quindi iniziare a rivolgerci al mondo come dono, come creazione. Per assicurare al nostro futuro una vita secondo natura è necessaria una autolimitazione ascetica, e che la moltitudine di beni materiali venga ridotta solo a quelli utili. Quest’autolimitazione, però, deve essere volontaria e consapevole, e non una limitazione calata dall’esterno e priva di dimensione etica. L’ecologia contemporanea, come questione scientifica e come movimento per la salvezza dell’ecosistema rappresenta un’espressione molto caratteristica dell’interesse dell’uomo, concentrato su obiettivi pragmatici. La logica di difesa dell’ambiente naturale è vista come una questione puramente utilitarista. Se noi non difenderemo l’ambiente in cui viviamo, la nostra stessa sopravvivenza sul pianeta diventerà problematica.

Dal punto di vista della Chiesa ortodossa la protezione dell’ambiente come creazione di Dio è una suprema responsabilità dell’uomo, indipendentemente da qualunque vantaggio materiale o finanziario che questa protezione potrebbe portare. Dobbiamo accentuare l’attenzione su una determinata gerarchia di valori, sulla base della quale sia possibile formulare anche le regole del comportamento pratico. Questo può attuarsi solo se noi riconosciamo la presenza di un determinato significato della vita e dell’universo. La questione dell’ambiente non può essere solo una questione politica o tecnologica. Essa è anzitutto una questione religiosa e spirituale. Solo in questo contesto possiamo parlare di una “etica ecologica”, che deriva non da codici di comportamento razionalistici, ma dalla necessità dell’uomo di amare e di essere amato nella relazione personale. Il logos della creazione è un invito, rivolto da Dio all’umanità, un invito a una relazione personale con Lui. Affinché l’umanità raggiunga una tale coscienza, è necessario che la consapevolezza teorica divenga conoscenza esperta e un atteggiamento di tutta la società. Oggi questo orientamento religioso sulla tutela del creato deve estendersi a ogni aspetto della vita economica e sociale.

 AMVROSIJ JERMAKOV
Vescovo di Gatčina
Chiesa Ortodossa Russa