Bagnasco: tradizione cristiana, risorsa per la società
XVIII Convegno Ecumenico Internazionale di spiritualità ortodossa
COMUNIONE E SOLITUDINE NELLA TRADIZIONE ORTODOSSA
Bose, 7-10 settembre 2011
in collaborazione con le Chiese Ortodosse
Avvenire, 9 settembre 2010
ECUMENISMO: LETTERA A BOSE
In un tempo «particolarmente difficile» come quello presente, in cui «sono insidiate le forme tradizionali della vita sociale», l'esperienza cristiana «orientale e latina, costituisce ancora una risorsa di umanità e di sapienza che può rappresentare la medicina per la malattia dell'uomo contemporaneo, reso fragile da individualismo e mercificazione dei rapporti». È quanto ha scritto il presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco, in un messaggio inviato al priore della Comunità di Bose, Enzo Bianchi, in occasione dell'apertura del XVIII Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa, in programma da ieri e fino a sabato prossimo presso il monastero piemontese. Richiamando il tema dell'incontro «Comunione e solitudine» il porporato sottolinea come quei due elementi «sono dimensioni della vita spirituale che, se trovano nella vita monastica e religiosa le espressioni più alte, fanno parte della vita di ogni credente» e come, alla fine, la vita cristiana sia «tutta costruita su questa dialettica tra solitudine e comunione». «Viviamo in un tempo scrive ancora Bagnasco, a sottolineare l'attualità dell'argomento al centro dell'incontro in cui è particolarmente difficile vivere la comunione e la solitudine. Dal convegno certamente verranno profondi e stimolanti contributi. Voglio sottolineare l'attualità di questi temi, in un contesto culturale e antropologico in cui la solitudine è invasa e al tempo stesso svuotata, mentre sono insidiate le forme tradizionali della vita sociale: la storia del secolo scorso sembra dirci che la convivenza tra le realtà umane diverse (etnie, religioni, culture) sia impossibile;oggi è gravemente messo in discussione il valore dell'accoglienza; gli altri appaiono perfino nemici della felicità propria, se non è possibile piegarli a diventarne strumenti».
(S.M.)