Il dono dell'ospitalità - Foto e sintesi 9 settembre
XXV Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa
IL DONO DELL'OSPITALITÁ
Monastero di Bose, 6-9 settembre 2017
in collaborazione con le Chiese ortodosse
Vanto dei cristiani è l’accoglienza
dei forestieri e la compassione verso di loro.
Vanto e salvezza dei cristiani
è avere sempre come commensali alla propria tavola
poveri, orfani e forestieri,
poiché da una tale casa Cristo non si allontanerà mai!
Sant᾽Efrem il Siro
L’ultima mattinata di convegno è stata interamente dedicata al tema dell’ospitalità nella vita monastica.
Padre Iosif, igumeno della fraternità di Valaam a Mosca, ha delineato alcuni tratti dell’accoglienza monastica nella tradizione russa. Stando ai racconti di pellegrini che ne hanno beneficiato nei secoli scorsi, si tratta di un’ospitalità sobria ma attenta a ciò di cui il forestiero ha davvero bisogno; un’accoglienza che a volte turba per il rigore della regola monastica, ma che scuote lo spirito. Soprattutto, è un’ospitalità sempre incondizionata, estesa anche a chi non condivide la stessa fede, e fondata su un contatto personale, discreto ma sincero.
Padre Elisseos del monastero di Simonos Petra sul monte Athos (la cui relazione è stata letta da padre Theotokis) ha fatto luce sulla fonte di tale accoglienza monastica: l’umiltà. Grazie alla vera umiltà, “il monaco cessa di essere solamente se stesso per fare spazio, tutto lo spazio di cui dispone, al Figlio di Dio”, in modo tale che “la sua dimora è nascosta in Dio ed è là che riceve il suo ospite”.
Frère Alois di Taizé, a partire dall’esperienza della sua comunità, ha presentato l’accoglienza come luogo di riconciliazione. “L’ospitalità infatti allarga i cuori”. Il fatto che uomini e donne di differenti confessioni o di diverse etnie si trovino a condividere l’esperienza di essere accolti, si trovino a vivere e pregare insieme, abbatte le barriere e crea comunione.
Padre Michel di Chevtogne ha infine ripercorso le tematiche chiave emerse dalle varie relazioni di questo XXV Convegno Ecumenico Internazionale di Spiritualità Ortodossa e ha messo in luce al contempo le questioni emerse e rimaste aperte. Come, per esempio, fare in modo che l’accoglienza non sia solo una virtù personale, ma uno stile ecclesiale e una pratica sociale?