Il dono dell'ospitalità - Comunicato stampa conclusivo
XXV Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa
IL DONO DELL'OSPITALITÁ
Monastero di Bose, 6-9 settembre 2017
in collaborazione con le Chiese ortodosse
Vanto dei cristiani è l’accoglienza dei forestieri e la compassione verso di loro.
Vanto e salvezza dei cristiani è avere sempre come commensali alla propria tavola poveri,
orfani e forestieri, poiché da una tale casa Cristo non si allontanerà mai!
Sant᾽Efrem il Siro
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COMUNICATO STAMPA 13 SETTEMBRE 2017
Si è conclusa sabato 9 settembre 2017 la XXV edizione del Convegno internazionale di spiritualità ortodossa, organizzato dalla comunità di Bose in collaborazione con le Chiese ortodosse, dedicata a “Il dono dell’ospitalità”, che ha accolto trecento persone nel corso di quattro intense giornate di studio e dibattiti, con un’ampia eco sulla stampa italiana e internazionale. Durante i lavori si sono alternati gli interventi di studiosi di tutto il mondo, di esponenti delle chiese ortodosse, della chiesa cattolica e della chiese della Riforma.
In un tempo in cui milioni di persone sono costrette ad abbandonare la propria casa e la propria terra da guerre, siccità, carestie, il convegno, aperto dalla prolusione di Sua Santità Bartholomeos I, patriarca ecumenico di Costantinopoli, e dalla relazione di Sua Beatitudine Theodoros II di Alessandria e tutta l’Africa, ha voluto approfondire il senso spirituale dell’essere stranieri sulla terra e al tempo stesso ospiti gli uni degli altri. “L’uomo – ha detto il patriarca Bartholomeos – è il solo ospite della terra abitabile, in quanto tutti gli altri esseri viventi sono solo abitanti e non ospiti”. Il patriarca Theodoros ha invitato a “discernere la benedizione dello straniero”, portando lo sguardo “dell’uomo africano” sulle nostre esitazioni e paure: “È un comandamento di Dio trattare gli stranieri che vengono nei nostri paesi come se fossero dei nativi e amarli alla pari di noi stessi. […] Nella persona dell’altro, dello straniero, incontro Cristo stesso”.
Questo pensiero, che ha percorso come un filo rosso i messaggi pervenuti al convegno, è stato espresso con forza particolare da Papa Francesco, nella lettera personale inviata a fratel Enzo Bianchi, fondatore di Bose e presidente del comitato scientifico: “È vero, l’ospitalità è un dono, un dono che abbiamo anzitutto ricevuto: siamo ospiti di un mondo per noi creato e che va custodito … Siamo chiamati ad accoglierci gli umili gli altri come doni del Signore”, affinché “maturi un’autentica ‘ospitalità del cuore’…”.
“Il mistero della Chiesa si fonda sull’abbraccio dello straniero”, ha affermato anche Sua Beatitudine Youhanna X, patriarca greco ortodosso di Antiochia e di tutto l’Oriente, cui hanno fatto eco le parole di Sua Santità Kirill, patriarca di Mosca e di tutta la Russia: “Lo stesso Signore Gesù Cristo, che non aveva dove posare il capo (Mt 8,20), si identificò con il forestiero, collocando l’accoglienza dello straniero tra le virtù salvifiche (Mt 25,35)”. Anche Sua Beatitudine Daniel, patriarca della Chiesa ortodossa romena, ha affermato che “il criterio essenziale del giudizio universale è il nostro comportamento umano o inumano, generoso o egoista, sensibile o indifferente verso gli uomini che si trova noi in difficoltà”. Si tratta di una caratteristica da sempre presente nella tradizione cristiana, come ricorda Chrysostomos II arcivescovo di Cipro: “Tutti abbiamo il dovere di mettere in pratica quell’esortazione così fondamentale di Gregorio il Teologo: accogli gli stranieri, non diventare straniero a Dio!”.
I lavori del convegno si sono aperti con la relazione di Enzo Bianchi, “Ero straniero e mi avete accolto” (Mt 25.35), che ha mostrato la dimensione teologica e rivelativa della figura biblica dello straniero, e hanno poi indagato i fondamenti biblici, patristici e liturgici del tema dell’ospitalità e della “stranierità” (filoxenía e xenitéia), dalla figura del patriarca Abramo, nella Bibbia ma anche nella tradizione coranica, al Nuovo Testamento, alla tradizione monastica e spirituale delle diverse chiese (i padri del deserto, Giovanni Climaco, Benedetto da Norcia, Paisij Veličkovskij, il monastero georgiano di Iviron, il monachesimo athonita e il monachesimo russo contemporanei), e anche temi di rilevanza teologica come il rinnovamento di un’ecclesiologia battesimale e il problema dell’ospitalità eucaristica.
Per la tradizione cristiana, e in particolare quella monastica, riconoscersi stranieri e pellegrini su questa terra è il primo passo della scoperta di quella regione interiore che i padri monastici chiamavano “stranierità”, dove affonda le sue radici anche la filoxenía, l’amore verso lo straniero. Prima di essere la risposta a un’emergenza umanitaria, l’ospitalità è un dono per chi la offre e per chi la riceve.
Tra i relatori: p. Iustinos Sinaitis (Monastero di Santa Caterina del Sinai), Chrysostomos Stamoulis (Università Aristotele, Salonicco), Petr Mikhailov (St. Tikhon University, Mosca), Nadia Kizenko (University at Albany, New York), Anna Briskina-Müller (Martin Luther Universität, Wittenberg), Paul Meyendorff (St Vladimir’s Orthodox Theological Seminary), Radu Bordeianu (Duquesne University), p. Claudio Monge o.p. (Istanbul), Marcus Plested (Marquette University), Vera Shevzov (Smith College), p. Boulos Wehbe (Notre-Dame University, Beirut), p. Giorgi Zviadadze (Accademia Teologica di Tbilisi).
La giornata conclusiva è stata dedicata al senso dell’ospitalità monastica, come occasione di comunione e riconciliazione, con gli interventi di p. Iosif (Krjukov), del monastero di Valaam, di p. Theotokis, del monastero di Simonos Petra, e di fr. Alois (Loeser), priore di Taizé, e p. Michel van Parys di Chevetogne, che ha letto le conclusioni del convegno a nome del comitato scientifico.
Numerose le delegazioni delle Chiese. Oltre al patriarca Bartholomeos I di Costantinopoli, accompagnato dal metropolita d’Italia Ghennadios, dal metropolita Theoliptos di Ikonio e dal grande arcidiacono Andreas, e al patriarca di Alessandria Theodoros II, accompagnato dai metropoliti Seraphim di Zimbabwe e Grigorios del Cameroun, erano presenti le delegazioni del patriarcato di Antiochia, con p. Porphyrios Georgi e il metropolita Basilius di Akkar; del patriarcato di Mosca, con a capo il vescovo Antonij di Zvenigorod, e composta dal vescovo Matfej di Bogorodsk, dall’igumeno Iosif (Krjukov) e da p. Stefan (Igumnov), della Chiesa ortodossa ucraina (l’arcivescovo Filaret di Leopoli) e dell’Esarcato di Bielorussia (il vescovo Stefan di Gomel’). La Chiesa ortodossa romena era rappresentata dal vescovo Silvano, della diocesi ortodossa romena in Italia; la Chiesa di Cipro dal metropolita Grigorios di Mesaoria; la Chiesa di Grecia dal metropolita Ioannis di Thermopyli; la Chiesa di Albania dal vescovo Asti di Bylis. Nel corso del convegno è intervenuto il metropolita TikhondiAmerica e Canada, primate della Chiesa Ortodossa in America, di cui erano presenti anche gli arcivescovi Melchisedek di Pittsburgh e Alexander di Dallas.
Erano inoltre presenti i rappresentanti della Chiesa ortodossa serba (p. Marko Knežević, p. Dalibor Dukić e p. Pavle Kondić); della Chiesa ortodossa bulgara (p. Stefan Palikarov); della Chiesa Apostolica Armena (p. Tovma Khachatryan); della Chiesa d’Inghilterra (il vescovo John Stroyan di Warwick, delegato dell’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, e il vescovo Jonathan Goodall di Ebbsfleet), della Chiesa assira d’Oriente (p. Nikodim (Yukhanaev).
Per la Chiesa Cattolica hanno partecipato al Convegno i vescovi Gabriele Mana di Biella, Antonio Mennini, Arcivescovo di Ferento, della Segreteria di Stato di Sua Santità, Marco Arnolfo di Vercelli, Pier Giorgio Debernardi, vescovo emerito di Pinerolo, Luigi Bettazzi vescovo emerito di Ivrea, p. Hyacinthe Destivelle e sr. Filomena Surgo, del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, don Cristiano Bettega, direttore dell’Ufficio per l’ecumenismo e il Dialogo della CEI, p. Milan Žust, Consultore del PCPUC. La dr. Xanthi Morfi ha rappresentato il Consiglio ecumenico delle Chiese.
Erano inoltre presenti i rappresentanti delle Accademie teologiche di Mosca (p. Grigorij Matrusov), San Pietroburgo (p. Dimitrij Jurevič), Kiev (Andrij Muzolf e Oleh Nad), di diverse università e facoltà teologiche di tutta Europa e Medio Oriente, delegati delle commissioni ecumeniche diocesane. Numerosi i monaci e le monache, provenienti da oltre una ventina di monasteri ortodossi in Grecia, Serbia, Montenegro, Russia, Ucraina, Bielorussia, Finlandia, Turchia, Germania, Inghilterra, da monasteri cattolici in Italia, Francia, Belgio, e dalla Chiesa d’Inghilterra. Ricordiamo tra gli altri gli archimandriti Evangelos (Yfantidis), Athenagoras (Fasiolo), Theophylaktos (Vitsos) del Patriarcato ecumenico, l’arch. Daniil e l’arch. Panagiotis (Katsoulis) del Patriarcato di Alessandria, p. Emanuele Marigliano (Monastero Dominus Tecum), arch. Filaret (Egorov), arch. Gavriil (Asproloupos), arch. Meletios (Kouraklis), arch. Amfilochios (Miltos), p. Philippe Vanderheyden (Chevetogne), arch. Vasilije (Grolimund) della skiti St. Spyridon, m. Nikola ((Minster Abbey), m. Maria Luisa Brunetti, m. Chiara Debora Carnelli, m. Sofia Silina (Novodevici, San Pietroburgo), m. Diodora e m. Dionysia (Agiou Porphyriou, Lubiana), m. Emiliani (Agias Ninas, Maryland), m. Sevastiani (Apostolaki) del Monastero della Trasfigurazione e di S. Barbara, p. Adalberto Piovano del monastero SS. Trinità di Dumenza.
Nel corso della giornata inaugurale del convegno è stato presentato il volume Martirio e comunione (Qiqajon 2017), che raccoglie gli atti del Convegno del 2016. Giunto alla sua venticinquesima edizione, il Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa è un incontro aperto a tutti e un punto di riferimento internazionale per il dialogo ecumenico e lo studio della tradizione spirituale dell’oriente cristiano. Il tema della prossima edizione del convegno, che si terrà all’inizio di settembre 2018, sarà scelto dal comitato scientifico nel mese di ottobre 2017.