Un padre spirituale nel mondo contemporaneo
XVI Convegno Ecumenico Internazionale di spiritualità ortodossa
LA PATERNITÀ SPIRITUALE NELLA TRADIZIONE ORTODOSSA
Bose, 18-21 settembre 2008
in collaborazione con le Chiese Ortodosse
UN PADRE SPIRITUALE NEL MONDO CONTEMPORANEO
Ricordo del metropolita Emilianos di Silyvria (1916-2008)
di ATHENAGORAS di Sinope
Ascolta la relazione in lingua francese:
La presenza, dopo tanti anni, dello scomparso Metropolita Emilianos Timiadis in questo Monastero e a questo Convegno era data per scontata ma direi di più : era un vero dono! Ogni partecipante del Convegno nonché ogni membro della Comunità traevano beneficio - insieme o in colloquio privato - dalla sua semplicità, dalla sua attenzione paterna, dai suoi consigli e dai suoi interventi durante i dibattiti. Con le sue parole ispiratrici egli era un vero padre per tutti noi. Quest’anno, egli non è più fra noi ! Ed è per questo che vogliamo ricordarlo.
L’amicizia e la fratellanza, che univano il compianto metropolita e la Comunità di Bose, risale alla notte dei tempi. Infatti, già nel 1968 il Metropolita Emilianos visitò Bose e si intrattenne con fratel Enzo Bianchi ed i suoi compagni. Ritornò in seguito egli ritornò ogni anno e il legame divenne sempre più forte e talmente stretto che chiese, nel 1995, di potere trascorrere la maggior parte del suo tempo come fratello della Comunità. Visse in comunità “in armonia nell’unità del cuore e dello spirito, presente in Dio e che Dio si aspetta dai suoi discepoli “.
Tutti coloro che lo hanno incontrato ricordano certamente la sua semplicità e il suo dinamismo evangelico, il suo modo di occuparsi della Chiesa contemporanea ma soprattutto della Chiesa di domani. Ciò che lo caratterizzava era una grande preoccupazione per l’attualizzazione del messaggio evangelico
in un mondo che, troppo spesso, non conosce più Dio, né lo cerca o resiste alla sua grazia. Egli sottolineava costantemente la necessità di usare une lingua comprensibile e la ricerca dell’essenziale della nostra fede piuttosto che di occuparsi dei dettagli. Egli stimolava la ricerca di una risposta alla domanda: come ridare senso alla nostra società, che troppo spesso dimentica le proprie radici. E’ questo che faceva di lui un vero padre del nostro tempo : egli si preoccupava del benessere di tutti coloro che non sempre capivano di essere chiamati a vivere in comunità con il loro Creatore e Redentore. “Vivere in Cristo” deve essere – egli affermava – il frutto di una “scelta personale” e non può, in nessun modo, sottostare ad una qualche pressione o obbligo. E’ necessario che per ogni nuova generazione (teologi, monaci e monache…) delle persone siano preparate per dedicarsi alla rivitalizzazione costantemente rinnovata della fede in Cristo. Oltre a tutto questo egli rimane, comunque, un grande promotore dell’ideale dell’unità dei cristiani.
BIOGRAFIA
Il compianto Metropolita Emilianos nasce nel 1916 a Ikonion (Cappadocia) e viene battezzato con il nome dello zio (fratello di sua madre), l’etno-martire Emilianos Lazaridis, Metropolita di Grevena (Grecia). Dopo la catastrofe dell’Asia Minore, egli fugge con la giovane madre, già vedova, e i suoi 3 fratelli e sorelle, prima a Costantinopoli e poi ad Atene dove i bambini possono andare a scuola. Conclude i propri studi presso la Scuola di Commercio di Atene ma capisce ben presto che questo non gli bastava più e che desiderava studiare Teologia : così, nel 1935, si iscrive al celebre Istituto Teologico di Halki.
L’8 agosto 1940, viene consacrato diacono dal rettore dell’Istituto, il Metropolita Emilianos di Filadelfia. Il 29 giugno 1942, viene ordinato prete dal Metropolita Joachim di Derka e nominato rettore della celebre Parrocchia Makrochorion nella Metropoli di Derka (vicino a Costantinopoli). Vi rimane 5 anni compiendo un'azione pastorale e catechetica veramente esemplare. La sua attività ecumenica era dunque iniziata. In quel periodo egli incontra il presbitero cattolico-romano e collabora col YMCA.
Nel 1947, il Metropolita Germanos Strinopoulos lo chiama per diventare Vicario Generale della Metropoli di Thyateira (Europa occidentale) - con sede a Londra - dove egli porta a termine i suoi studi presso l’Università di Oxford. Lo stesso anno, diventa Dottore in Teologia presso l’Università di Tessalonica presentando la Tesi : “L’impossibilità del perdono nella lettera agli Ebrei”. Questo periodo segna profondamente il giovane archimandrita Emilianos. Il fatto di essere diventato il più stretto collaboratore del Metropolita Germanos Strinoupolis, gli permette di conoscere tutta la problematica del movimento ecumenico. Il metropolita Germanos si occupava del problema ecumenico sin dagli anni venti e rappresenta certamente, per l’Ortodossia, uno dei pionieri e una delle figure più eccelse dell’ecumenismo. Fu lui l’autore della celebre Enciclica del Patriarcato Ecumenico a tutte le Chiede del mondo (1920), vera esortazione a creare un vero legame fra le Chiese. In una intervista rilasciata al settimanale francese “Unité des Chrétiens” , Mons. Emilianos confidò di avere appreso molto, durante il suo soggiorno in Gran-Bretagna, dai pastori della Chiesa presbiteriana scozzese : “ Ammiravo le loro omelie che erano nel contempo brevi e vivaci, piene di aneddoti e di immagini, che riconducevano all’essenziale”.
Nel 1952, il successore del Metropolita Germanos, Athenagoras Kavadas, invia padre Emilianos in Belgio dove presta servizio religioso prima in due parrocchie greche (Anversa e Bruxelles) e poi in quella di Rotterdam. Ad Anversa, si occupa in particolare della pastorale dei marinai greci. Molto presto, inizia a collaborare con i fratelli delle altre chiese cristiane e crea una vera piattaforma ecumenica. Qualche anno dopo arrivarono i primi minatori in Belgio dei quali egli si occupa personalmente.
Nel 1959, Padre Emilianos Timiadis viene nominato, dal Patriarca Ecumenico Athenagoras e dal Santo Sinodo, rappresentante permanente presso il Consiglio Ecumenico delle Chiese (COE) a Ginevra. L’anno seguente, il Santo Sinodo del Patriarcato Ecumenico lo sceglie come vescovo di Meloa. La sua ordinazione episcopale ha luogo a Parigi, nella cattedrale ortodossa di Saint Etienne. L’incarico di rappresentante permanente presso il COE impegna tutto il suo tempo per quasi un quarto di secolo (1959-1984) ed egli stabilisce le proprie regole sempre fedele al Trono Ecumenico adoperandosi per promuovere sempre l’unità dei cristiani. In seguito viene nominato metropolita titolare di Calabria (1965) e, più tardi ancora, metropolita di Silyvria (1977).
Il suo successore al COE, il grande protopresbiteriano Georges Tsetsis, scriveva, tempo fa, in un articolo dedicato al compianto gerarca : “Il metropolita Emilianos si considerava più un missionario e un padre spirituale che un “diplomatico ecclesiastico” ; (…) qualcuno che era pienamente coinvolto per dare un impronta ortodossa ai congressi e agli incontri sul monachesimo o sulla testimonianza della Chiesa nel mondo contemporaneo”.
Andare in pensione (1985) non significò assolutamente per lui diventare inattivo…Al contrario ! Scrisse numerosi libri ed articoli, insegnò in vari Istituti di teologia (Boston e Joensuu in Finlandia) e partecipò a numerosi convegni ed incontri di carattere spirituale ed ecumenico.
Uno dei grandi problemi che spesso sollevava era che la Chiesa Ortodossa non possedeva istituti dove i “metropoliti in pensione” potessero degnamente vivere insieme. Alla fine degli anni ’90, egli decide di lasciare definitivamente Ginevra e divide il proprio tempo fra la Grecia (prima a Preveza poi a Aigion) e l’Italia (monastero di Bose). A Bose, egli si recava spesso nella biblioteca, scriveva articoli e teneva conferenze per i fratelli e le sorelle della Comunità. Amava parlare della vita e soprattutto degli scritti dei Padri della Chiesa. Ad Aigion, egli andava, instancabile, da un paese all’altro, per presiedere la Divina Liturgia e predicare la parola di Dio con il suo inconfondibile ed infervorato stile. A “Agios Charalambos”, la casa dove risiedeva, era come un faro spirituale per i suoi compagni. Era l’esempio di una persona che sapeva usare del proprio tempo in modo utile. Egli crea anche gruppi di scambio su temi spirituali, riceve le confessioni, trova il tempo per riflettere e scrive articoli sulla stampa locale. Su richiesta del vescovo locale, egli partecipa attivamente ai lavori di vari seminari ed incontri tra presbiteri. Anche in questo caso, era considerato un vero padre spirituale, intensamente preso dai problemi dell’epoca e del futuro della Chiesa e della vita in comune.
Tutti coloro che lo hanno conosciuto saranno d’accordo con me nel dire che pur non essendo eccentrico, era per lo meno una persona piena di originalità!
Si, Monsignor Emilianos era un vero padre, preoccupato del benessere di tutti. Aveva un interesse particolare per i giovani e per coloro che prendevano o desideravano prendere delle responsabilità nell’ambito della Chiesa. Ho avuto l’occasione di vivere personalmente questa “paternità” e non ero certamente il solo! Da studente presso l’Istituto Ecumenico di Bossey, vicino a Ginevra, egli veniva di tanto in tanto a trovarmi e mi guidava nel mio impegno ecumenico. Sottolineava sempre l’importanza di avere, nella mia vita, un equilibrio spirituale che doveva consentirmi, oltre ai miei obblighi, di trovare, ogni giorno, tempo per la lettura e la preghiera personale. La formazione intellettuale e la vita spirituale erano per lui due pilastri importanti sui quali la personalità del presbitero deve appoggiare. Per “formazione personale”, egli intendeva innanzitutto un contatto vivo con la Santa Scrittura ma anche con la letteratura patristica in generale. “Vivere il Vangelo deve essere il frutto di una scelta personale, senza costrizioni ne sanzioni. (…) Noi siamo chiamati a vivere il Vangelo in maniera autentica, a collocarlo al centro della vita europea” . Tutto il suo pensiero era centrato sulla figura di Cristo, “Egli è il fondatore della Chiesa e della vita monastica; l’ispiratore della vita ascetica in seno alla Chiesa”. Tutto il suo “essere” e il suo modo di vivere testimoniano una notevole semplicità evangelica e una profonda solidarietà. Nella posizione che aveva presso il Consiglio Ecumenico delle Chiese, si adoperava per combattere la povertà e la fame nel mondo. Nelle sue numerose conferenze ed interventi, dimostrava anche un grande amore per le opere dei Padri della Chiesa, in particolare per i Padri del deserto e, negli ultimi anni, per i Padri siriani dei quali, negli ultimi anni, studiava e analizzava intensamente le opere. La lucidità spirituale, la disciplina e la sobrietà dei Padri “neptici” erano per lui dei doni che metteva in opera per la sua lotta personale contro tutto ciò che porta alla corruzione.
Come presbitero - e più tardi come vescovo – si sentiva responsabile nei confronti di tutti coloro che incontrava sulla sua strada. Senza nessuna eccezione. Non era uno di quelli che investono se stessi soltanto per coloro che gli sono stati affidati ma sapeva rendersi utile per tutte le persone che incontrava. Negli anni in cui era un giovane presbitero ad Anversa, dovette confrontarsi con la dura realtà della vita nel porto e attorno al porto. Egli sentiva la necessità di lavorare con i suoi confratelli, cappellani delle altre chiese cristiane, e di consultarli regolarmente. Per lui non era concepibile che i marinai fossero avvicinati disgiuntamente mentre, ben presto, sarebbero tutti partiti per lunghi mesi vivendo insieme sulla stessa nave. Fu l’ideatore di quella piattaforma ecumenica che si riuniva presso la sua residenza. Io mi ricordo come, molto spesso, egli parlava, “quasi come un bambino” , delle ghiottonerie culinarie con le quali sua madre accoglieva i suoi colleghi. A volta gli succedeva di cercare – accompagnato da sua madre – di fare capire a delle giovani donne che si prostituivano, quali indegnità infliggevano a se stesse. Simile iniziative alquanto “audaci” caratterizzavano bene Monsignor Emilianos! Perché si, “la responsabilità cristiana” non conosce frontiere. Non si occupava soltanto di ciò che è suo, dimenticando tutto ciò che non lo è. La responsabilità cristiana si nutre di amore ed ha come unica ragione e scopo l’interezza del corpo ecclesiologico sociale, con tutte le sue necessità.
Una saggezza cristiana tutta fatta di semplicità ha fatto di lui l’uomo del dialogo e della fiducia. Non soltanto numerosi fedeli ortodossi ma anche presbiteri e pastori si appellavano alla sua capacità di ascoltare, chiedendogli consigli e aprendogli il proprio cuore.
Monsignor Emilianos è stato anche un vero padre spirituale per le migliaia di giovani greci giunti in Belgio per lavorare duramente nelle miniere di carbone. Durante la terribile catastrofe mineraria del 1956 di Marcinelle, egli organizzò – con lo stesso stile di collaborazione ecumenica di Anversa – con i suoi confratelli delle Chiese sorelle, una sorta di “centro di crisi inter-pastorale”. Come avrebbe potuto occuparsi soltanto delle sue “pecorelle” greche ?... Il dolore era lo stesso per tutti ! Ogni sera teneva una riunione per aiutare, per quanto possibile, le persone moralmente e materialmente. Egli capì rapidamente che il lavoro pastorale con i minatori superava le capacità di un uomo solo e chiese rinforzi al Patriarca Ecumenico Athenagoras. Poco tempo dopo (1956-1957) ricevette, come vicario episcopale, alcuni giovani preti fra i quali si trovava il giovane Pantéléimon Kontogiannis, oggi Metropolita in Belgio. Accompagnò quest’ultimo fino a Mons e, una volta arrivati alla stazione, gli consegnò una valigia di cartone che conteneva dei vasi liturgici, un evangeliario, un antimansion e un abito liturgico dicendogli : “Ecco la tua parrocchia”, mostrandogli la città di Mons! Egli metteva a confronto i suoi giovani assistenti con la dura realtà ma non li piantava in asso mai. Teneva anche con loro delle riunioni che avevano come obiettivo l’ottimizzazione del lavoro pastorale presso i giovani emigranti.
Cosa del tutto impensabile al giorno d’oggi nel contesto europeo in cui viviamo. Mons. Emilianos era un uomo di fiducia e di dialogo; un uomo assennato, aperto e tollerante ; un uomo di responsabilità.
Furono queste qualità che fecero di lui la scelta giusta come Rappresentante permanente del Patriarcato Ecumenico presso il Consiglio Ecumenico delle Chiese di Ginevra. Egli aveva una visione molto più ampia di questo ruolo ! Per lui, non si trattava semplicemente di fare da tramite tra due organismi e di fare conoscere, a tutti i livelli, il punto di vista ortodosso. Accanto all’utile lavoro per una buona e mutua comprensione tra i Protestanti e gli Ortodossi, egli vedeva anche la necessità di informare le Chiese Ortodosse locali sul pensiero ecumenico. Molti Paesi ortodossi vivevano sotto il giogo comunista e non avevano né la libertà né la possibilità di stabilire contatti con le altre chiese cristiane. Ed è cosi che il metropolita Emiliano divenne la persona che, nel 1961, negoziò l’adesione del Patriarcato di Mosca al COE. Nei suoi contatti con i fratelli e le sorelle cattolico-romani, egli amava dire che cosa aveva, a sua volta, ricevuto da loro : l’amicizia e la rettitudine.
Monsignor Emilianos era una persona onesta nei suoi colloqui e spesso diceva ai Cristiani ortodossi ciò che potevano imparare dalle Chiese sorelle. Malgrado il suo amore per la tradizione liturgica della Chiesa ortodossa, egli sapeva essere critico e sottolineava la semplicità e l’essenza custodita nella liturgia in Occidente. Non era un grande sostenitore delle numerose ripetizioni e dello stile sfarzoso delle liturgie pontificali ortodosse e non riusciva a capire come mai, in tante chiese, i fedeli rimanevano passivi durante la liturgia quando, in origine, il popolo celebrava, nella lingua popolare dell’epoca, la liturgia. Egli era un grande sostenitore dell’assunzione regolare della Santa Comunione come “Dono di Dio”.
Benché non si trovò mai veramente a capo di una diocesi, egli si interessava molto ai problemi e ai temi pastorali. Molti dei suoi studi erano infatti dedicati ad argomenti quali: la vita sacramentale, la confessione, l’eucaristia, la parrocchia, il matrimonio, l’ascesi, i bambini… Sapeva spiegare e discernere l’essenziale del formale.
Mi ha spesso raccontato che accarezzava un grande sogno: la creazione di un Centro di Incontro, in Grecia, dove avrebbe potuto lavorare per l’unità dei Cristiani. Sapeva, certo, che ai giorni nostri, in Grecia, “l’ecumenismo” rimane un argomento difficile e ne soffriva. Ma qui, a Bose, si rallegrava dei contatti ecumenici e del dialogo che, piano, piano, prendeva corpo. Egli teneva in modo particolare al dialogo tra monaci e monache dell’Oriente e dell’Occidente ed è per questo che, con il sacerdote spagnolo Don Julian Hernando (anche lui ci ha lasciato quest’anno), creò nel 1970 una Associazione Internazionale di Incontro dei Religiosi (EIIR). Circa dieci anni fa, mi chiese di continuare la sua opera in questa diaconia, cosa che ho fatto con tutto il cuore.
Spesso mi chiedeva anche di erigere un piccolo monastero ortodosso che sarebbe stato, in Belgio, un vero “faro” per la spiritualità e per i contatti ecumenici. Non sono in grado di contare tutte le lettere che mi ha scritto, lettere manoscritte, piene di consigli e di incoraggiamenti… L’ultima volta che ho avuto l’occasione di intrattenermi con lui, è stato qui, in questo santo Monastero, pochi giorni prima della sua dipartita da questo mondo sapeva che era giunta la sua ora ed è per questo che egli volle, a tutti i costi, trascorrere un po’ di tempo con fratel Enzo e la sua Comunità ed intrattenersi con loro. Rendiamo grazie a Dio per tutto ciò che abbiamo potuto ricevere da lui.
Per quanto riguarda la nostra ricerca dell’unità visibile delle chiese, egli era – anche sotto molti altri aspetti – molto chiaro : “dobbiamo distinguere unità da uniformità”. Spesso le tradizioni, legate a culture locali, vengono assolutizzate. Dobbiamo ottenere l’unità nella diversità come fu nel caso della Chiesa delle origini. Pensiamo alla quantità di riti liturgici che ci sono stati trasmessi. Al centro di tutti questi riti ritroviamo l’Eucaristia dei battezzati, che investiti tutti del sacerdozio reale sono, pertanto, co-responsabili per una nuova vita in Cristo. L’Europa – e più ampiamente – il mondo intero, ha più che mai bisogno di valori e di senso. Come il lievito nella pasta, dobbiamo sentirci tutti insieme chiamati, come araldi di Cristo, a fare crescere il dinamismo dei cristiani. Ed è per questo che, in un certo senso, egli ha “declericalizzato” e “ decostituzionalizzato” la Chiesa affinché i fedeli da spettatori diventino nuovamente attori e partecipino alla vita spirituale. “Dio ha dato tante forze al battesimo di ognuno. Questa energia rappresenta un capitale che deve dare i suoi frutti. Ognuno di noi è responsabile nel rimettersi in gioco, ma non abbiamo il diritto di dichiararci troppo deboli”.
Fino al suo ultimo respiro, il nostro compianto metropolita continuò a porre l’accento sulla necessità di formazione dei Cristiani con la lettura quotidiana. Ma aggiungeva anche che non si doveva separare la teoria dalla pratica poiché il “Vangelo non è soltanto un filo conduttore per la fede ma anche per la vita “tout court”
Il metropolita Emilianos desiderava ardentemente l’unità visibile dei cristiani ma sapeva “che soltanto l’amore incondizionato di Dio per gli uomini, donato dallo Spirito Santo, può ristabilire l’unità dei cristiani”. Con questa speranza e tanto amore egli si è addormentato nel Signore, il 22 febbraio 2008 ad Aigion (Grecia), dopo avere pronunciato rivolgendosi a tutti coloro che lo circondavano e con grande umiltà la parola “εὐχαριστῶ” (Grazie)!.
Ringraziamo il Signore, nostro Dio, per averci inviato un simile servitore e padre per tanti anni! Eccolo, ora, nell’eternità, accanto al Giudice Supremo.
vescovo Athenagoras di Sinope