Cercatori di pace
La realtà suprema, colui che veramente è il Creatore e protettore dell’universo, si rivela negli scritti biblici come il Dio della pace. La pace non è qualcosa che l’essere umano possa raggiungere da solo, con le proprie decisioni e i propri atti. Rimane in definitiva un dono di Dio. Un dono però che, per essere dato, richiede un atteggiamento corrispondente da parte dell’uomo. In primo luogo bisogna che l’uomo stesso sia consapevole di quale sia la vera fonte della pace, con una relazione con Dio piena di fiducia, con la preghiera, il culto, la conformazione alla sua volontà. “Signore nostro Dio, donaci la pace” (cf. Is 26,12).
Quanto più l’essere umano si separa da Dio, tanto più si allontana dalla pace. E per converso, quanto più si allontana dalla pace, tanto più si separa da Dio. Questa consapevolezza del legame indissolubile tra Dio e la pace non conduce il credente ad attendere passivamente l’intervento di Dio perché la pace si affermi sulla terra. Al contrario, lo sollecita a uno sforzo convinto per partecipare all’opera pacificatrice di Dio. Quanti sono stati benedetti con il dono della pace interiore hanno la responsabilità di diventare pacificatori e di riconciliare coloro che si trovano nell’inimicizia. Significativamente Basilio di Cesarea dichiara: “Non riesco proprio a credere che senza amore reciproco e senza essere – per quanto sta in me – in pace con tutti, io sia degno di essere chiamato servo di Gesù Cristo”.
Fin dai primi secoli, il pensiero cristiano ha identificato la pace con la giustizia. I cristiani, secondo l’espressione di Clemente di Alessandria, sono il “popolo della pace”, e per questo Dio ha bisogno di loro e li utilizza come “soldati di pace”. Un sincero desiderio di pace, sia a livello locale che universale, significa sempre vero desiderio e lotta per la giustizia. Questo è un principio cristiano fondamentale per la coabitazione pacifica degli esseri umani, dal quale nessuno può prescindere.
L’esperienza cristiana sostiene soprattutto che il vero contrario della pace non è la guerra, ma l’egoismo, l’egocentrismo, individuale e collettivo, che persegue l’interesse proprio, a livello personale, comunitario o religioso. Tale egocentrismo porta a svalutare gli altri, a disprezzare il diverso, ma anche a un disordine interiore. E l’unico antidoto efficace all’egoismo è l’amore.
Così, la fede e l’esperienza cristiane offrono una visione e una forza spirituali per il superamento continuo delle cause dei conflitti, per la neutralizzazione dell’egoismo. Coloro che vogliono appartenere alla chiesa di Cristo, seguire le sue orme (cf. 1Pt 2,21), hanno il dovere di essere creatori di pace. “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5,9). “Nulla è uguale alla pace”, afferma Giovanni Crisostomo.
La comune ricerca della pace universale può contribuire soprattutto al riavvicinamento delle persone che credono in Dio. “Chi cerca la pace, cerca Cristo – dichiara Basilio di Cesarea – poiché è lui la pace”. In una tale prospettiva, noi cristiani dovremmo poter discernere in ogni essere umano che ricerca sinceramente la pace e che lotta per essa non solo un compagno di viaggio, ma un cercatore di Cristo, un amico prezioso.
Anastasios, arcivescovo di Tirana, di Durazzo e di tutta l’Albania, Vivere insieme.
Il contributo delle religioni a un’etica della convivenza