Ragioni per credere

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 R. Williams, Ragioni per credere

“Io credo in Dio, Padre onnipotente”.
Perché mai dovremmo porre la nostra fiducia in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra? Ritenerlo degno di fiducia è fondato su qualcosa?
[L’onnipotenza di Dio] si mostra nella pratica. È la capacità illimitata di esserci, di esser fedele a un mondo profondamente instabile, ingiusto, sospettoso, ribelle, e di stare dalla sua parte. È la capacità di far sempre nuovi tentativi per farcela a ogni costo, faticando e lottando contro il cuore umano.
Ecco perché la fede, la fiducia in Dio, Padre onnipotente, è così diversa da un appagamento di desiderio,
da una proiezione di sé in un qualche personaggio onnipotente in grado di fare tutto ciò che decide e di
ottenere su due piedi tutto ciò che vuole. È invece la scoperta, fatta da Abramo e Mosè, di un Dio che non esaurisce mai l'amore e la libertà.

“Creatore del cielo e della terra”.
Quando esprimiamo fiducia in “Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili” affermiamo di aver motivo di sperare che le nostre vite, in tutte le loro frammentazioni, i loro conflitti e le loro imperfezioni, possano essere tenute e portate a coesione, così come il mondo stesso tanto diversificato e preoccupante à mantenuto nella coesione, in modo che lo stesso incondizionato amore attivo di Dio e la sua bellezza possano essere riflessi nell'universo. Abbiamo motivo di sperare che le nostre vite all'interno del nostro complesso sistema di realtà creata siano in grado di mostrare qualche barlume di quell'amore gratuito e generoso da cui ogni cosa proviene: l'amore del Creatore a immagine del quale siamo fatti.

“E in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore”.
Ciò che è vivo e operante in Gesù è il primo e unico “prodotto” della vita divina, generato da un amore
incondizionato, indipendente dall'esistenza del mondo. E la relazione di questa realtà unica con Dio Padre non è soltanto quella di un figlio con il genitore, è piuttosto quella di una fiamma con un'altra fiamma da cui è stata accesa … Il Figlio condivide veramente la fiamma vivente della natura di Dio senza limitazione né diminuzione, è “della stessa sostanza” del Padre; il suo carattere, o la sua natura, è da definire esattamente come si definisce il Padre. Ed è a causa di tale relazione eterna che esiste il mondo: perché Dio è sempre un Dio di relazione e di dono, ci sia o non ci sia un universo.
Questa idea ci riconduce al cuore dell'interrogativo sul perché dovremmo considerare Dio degno di fiducia. Ciò che Dio mostra di essere in Gesù è semplicemente ciò che sempre è; egli non decide di essere come Gesù per poco più di trent'anni, e nemmeno per trentamila. Dio è così e non altrimenti.

“Morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato”.
Quando i cristiani parlano di salvezza non si riferiscono soltanto alla crocifissione (benché sovente possa sembrare che sia così); essi hanno in mente l'intera serie di eventi che circondano il venerdì santo e la Pasqua, la croce e la resurrezione. Da questa serie di eventi nasce il nuovo mondo, la nuova creazione di cui parla Paolo. La crocifissione di Gesù, potremmo dire, libera il terreno, stabilisce la presenza di Dio al centro degli abissi del mondo. Ma poi c'è la costruzione, c'è la realizzazione delle possibilità.
La resurrezione ci dice anche qualcosa sulla pura saldezza e sulla persistenza dell'amore di Dio. Quando abbiamo raggiunto l'abisso, Dio rimane Dio, e rimane impegnato a essere il nostro Dio. Dio era Dio anche quando Dio in carne umana moriva angosciato sulla croce; Dio è Dio adesso nella nuova vita di Gesù risorto da morte.

“Credo la chiesa, una santa cattolica e apostolica”.
Cos'à la chiesa? È semplicemente quanti sono stati immersi, tuffati nella vita di Gesù, e che sono stati invitati a mangiare con lui e a pregare il Padre con lui. È questo che Dio intende per chiesa: una comunità radunata in unità perché prega la preghiera di Gesù ed à nutrita dalla sua vita e dalla sua potenza; una comunità in cui tutti sono uguali perché ciascuno è a pari titolo un ospite indegno e sorprendente; quindi una comunità che mostra la libertà di Dio nell'amare e nel perdonare ed è in pace con la creazione e con il Creatore.

“Aspetto la resurrezione dei morti”.
La nostra speranza non ha nulla a che fare con qualche caratteristica naturale della nostra esistenza, con un'anima dotata di un'immortalità naturale … La speranza descritta nella Bibbia è connessa non con qualche aspetto delle nostre vite, ma con l'impegno fedele da parte di Dio verso la totalità della sua creazione.
La chiave di tutto ciò è la fede in un Dio affidabile … in un Dio impegnato senza riserve a favore di ciò che ha fatto e amato e con cui ha operato, di un Dio le cui azioni e intenzioni sono interamente indirizzate alla nostra crescita e al nostro benessere, tutto questo va perfettamente d'accordo con la visione di un Dio che non ci lascerà andare neppure nel nostro giungere dall'altra parte, quella della morte. Ciò che egli ha fatto, e che in particolare proprio egli ha fatto personalmente nell'azione amante di Gesù, egli non lo abbandonerà. Riassumendo, i cristiani credono nella vita eterna non perché credano qualcosa su se stessi in quanto uomini (di avere in sé un elemento immortale), ma perché credono qualcosa su Dio.