Donare il tempo
Essere responsabili per qualcuno, amare qualcuno, significa dargli tempo. Così, è evidente che far nascere un essere umano è precisamente l’atto di donazione del tempo. Ma anche dare ascolto a un altro è dargli tempo. Analogamente, perdonare significa dare all’altro il tempo di rinnovarsi, non incastrarlo identificandolo nel male che può aver fatto. I nostri atti di amore non sono temporalmente neutri, hanno sempre questa qualità del dare o del rigenerare il tempo. Noi lo abbiamo ricevuto; amare significa ricomunicare agli altri, tra i numerosi doni, questo dono essenziale che è il tempo stesso. Per questo imparo a parteciparne nella relazione interpersonale. In questa prospettiva si comprende come sia distruttivo un modo di vivere in cui nessuno ha tempo per incontrare gli altri, perché ognuno ha i suoi scopi da perseguire.
Che tipo di dono configura il tempo? Non è il regalo di un oggetto, né un sacrificio in cui ciò che è dato viene in realtà distrutto. Il dono del tempo ha una forma specifica: è un dono di ospitalità. Non c’è evento o esperienza della nostra vita che non siano ospitati nel tempo. Esso dunque non è un nemico che ci toglie le cose, ma è colui che ci ospita, consentendoci di esistere. Parlarne come di un mero contenitore, nel suo intreccio con lo spazio, significa proprio non saper vedere i doni che ci sono fatti.
Dare tempo a qualcuno, in effetti, significa dargli lo spazio dell’ospitalità e ciascuno di noi ne ha bisogno: siamo tutti in strada, stranieri, tutti nella condizione di ospiti. La soglia da attraversare per vivere l’esistenza in modo umanizzato è quella che apre la possibilità di accettare questa ospitalità con gratitudine. entriamo nello sguardo della gratuità e nella sua luce non come degli eroi che donano tutto agli altri, ma anzitutto e sempre di nuovo ricevendo. Il primo vero rinnovamento del mio pensiero c’è quando mi ritrovo nella riconoscenza, che infatti mi dà la facoltà del riconoscimento del valore di ciò che esiste e di chi incontro. Il tempo è ospitalità che per parte nostra possiamo dare agli altri; possiamo cioè amarli dando loro il tempo di esistere e di essere a loro volta grati dell’esistenza (R. Mancini, Il senso del tempo e il suo mistero, Pazzini Editore, Villa Verucchio 2005, pp. 58-61).