La valenza politica della strada
Aveva anche dato ordine alla polizia di verbalizzare ogni infrazione compiuta dai pedoni e fatto costruire barriere ai lati dei marciapiedi troppo affollati per difendere le automobili dall’invadenza pedonale. Il camminare dà fastidio perché genera molte cose, alcune delle quali non facilmente controllabili. Anzitutto questa esposizione di sé al mondo e l’impressione di essere uno dei corpi che ne costituiscono il paesaggio: e poi la democrazia che viene dall’impressione della compresenza tra altri corpi viventi. Alla base dell’antipatia che multinazionali e governi hanno per la vita di strada c’è una tentazione totalitaria. La televisione si candida a sostituire strada, passeggio e piazza perché in televisione non si possono fare manifestazioni, cortei e barricate. Messa così può suonare naïf, ma in realtà abbiamo dimenticato che ci sono certe garanzie della vita democratica che sono legate alla spazialità e al diritto allo spazio pubblico. Camminare è sempre più un’infrazione, mentre per molto tempo e in epoche anche recenti, era considerata un’attività essenziale all’esercizio del pensiero, del gusto, del gioco sociale. Lo spazio e il suo controllo è sempre più una faccenda in cui si gioca la democrazia degli anni a venire (Franco La Cecla, Prefazione, a Rebecca Solnit, Storia del camminare, Bruno Mondadori, Milano 2002)
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