Camminare: un esercizio di leggerezza
“Il bagaglio indica l’uomo” (David Le Breton). Perché naturalmente alla fine bisogna chiudere lo zaino, metterlo in spalla e partire. Molti durante il cammino lo alleggeriranno ulteriormente, donando o rispedendo indietro ciò che è di troppo. La strada porta a tendere all’indispensabile, che alla fin fine si riduce a poco: un cammino di lunga durata chiede di operare in fretta le scelte che si impongono. E in questo forse consiste in profondità la natura del pellegrinaggio: lenta spoliazione per raggiungere gradualmente l’essenziale, che è interiore e indicibile. Tutto qu, scoutesto contribuisce di fatto a dare un’impronta al pellegrino, tramite il suo abbigliamento. Per gli uni è leggero. Altri vi aggiungono quel “non so che”. L’abito si adatta al corpo secondo una modalità che ogni volta è unica. E l’equipaggiamento del pellegrino à funzionale: deve essere adatto a chi cammina... al sole, alla pioggia, con un caldo torrido o un freddo intenso. E naturalmente la calzatura fa parte dell’abbigliamento. Probabilmente ne à l’elemento più importante, e deve corrispondere alle esigenze già evocate: metereologiche, ma anche legate alla lunghezza della strada da percorrere (J. Niueviarts, {link_prodotto:id=869}. Manuale per chi cammina, Qiqajon, Bose 2009, pp. 23-25).
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