9 agosto
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Germano dell'Alaska (ca 1756-1836),
monaco
I cristiani di tradizione bizantina ricordano oggi Germano dell'Alaska, fondatore del monastero di New Valaam e patrono della Chiesa ortodossa d'America. Nato nei pressi di Mosca attorno al 1756, Germano era entrato a sedici anni nella Lavra della Trinità di San Sergio, per poi spostarsi nel monastero di Valamo, sul lago Ladoga. A seguito della scoperta delle isole Aleutine, Germano fu inviato ad evangelizzare l'Alaska. Male attrezzato per affrontare i rigori polari della Siberia e dell'Alaska, osteggiato dagli uomini incaricati di guidare la spedizione russo-americana, e abbandonato dai pochi compagni monaci e presbiteri che gli erano dapprima rimasti fedeli, Germano si ritrovò da solo sull'isola aleutina del Pino. Senza scoraggiarsi, armato soltanto della fede e della propria vocazione monastica, Germano diede vita a un piccolo centro di preghiera, che diventò col tempo il monastero di New Valaam. Attorno alla sua semplice dimora, egli raccolse con sollecitudine paterna un numero sempre maggiore di indigeni. Ad essi, soprattutto ai ragazzi rimasti orfani in tenera età, egli si dedicò fino all'ultimo dei suoi giorni condividendo con loro le sue rudimentali conoscenze dell'agricoltura e dei mestieri più semplici, ed esercitando il ministero di padre spirituale.
Germano morì il 15 (28 secondo il calendario gregoriano) novembre 1836, circondato dall'affetto dei suoi primi discepoli, ed è considerato il santo patrono dei cristiani dell'Alaska e di tutti gli ortodossi d'America.
TRACCE DI LETTURA
Un vero cristiano è plasmato dalla fede e dell'amore che nutre per Cristo. Non sono certo i nostri peccati a ostacolare la nostra crescita cristiana, secondo quanto ci ha detto lo stesso Salvatore. «Non sono venuto a chiamare i giusti», egli ha osato dire, «ma i peccatori perché si convertano. C'è più gioia in cielo per un peccatore penitente che per novantanove giusti». E le stesse cose le ha dette alla peccatrice che toccò i suoi piedi. Al fariseo Simone, poi, ha detto: «Se uno ha amore, molto gli sarà perdonato, ma a colui che non ha amore verrà chiesto conto anche del più piccolo debito». Ascoltando queste cose un cristiano dovrebbe sentirsi mosso a speranza e a gioia, e non dovrebbe accogliere in sé la disperazione. Per questo abbiamo bisogno dello scudo della fede.
(Germano dell'Alaska, Lettere 5)
PREGHIERA
O beato padre Germano,
prima luce che illuminò la nostra terra,
a te noi offriamo la nostra lode.
Tu che stai con libertà davanti al Signore,
sii la nostra difesa, il nostro consolatore,
il mirabile custode della nostra chiesa.
Con tenerezza noi ti invochiamo:
rallegrati, nostro beato padre Germano,
tu che sei stato
il più grande taumaturgo della nostra terra.
LETTURE BIBLICHE
1Cor 10,12-22; Mt 16,20-24
Edith Stein (1891-1942)
martire ebrea e monaca
Nel 1942 muore nel campo di sterminio di Auschwitz Edith Stein, monaca cristiana martirizzata per la sua appartenenza alla razza ebraica. Nata nel 1891 a Breslavia da una famiglia ebrea, filosofa di primissimo piano, Edith divenne a soli 26 anni assistente di Edmund Husserl. Non paga però del frutto dei suoi studi, essa avvertì un'inquietudine che la portò pian piano a orientare la sua vita verso il cristianesimo. Battezzata nel 1922, Edith decise di consacrare sempre più la propria vita alla preghiera, per imparare «a vivere mano nella mano con il Signore». Nel 1933, anno dell'ascesa al potere di Hitler in Germania, la Stein entrò dopo una lunga e silenziosa riflessione nel Carmelo di Colonia, dove assunse il nome di Teresa Benedetta della Croce. Non fu tuttavia l'ultima tappa della sua ricerca vocazionale. Scriveva in quegli anni: «Si acuisce sempre più in me un desiderio urgente di essere holocaustum». Con l'avvento del nazismo, tutto sembrò convergere per lei verso una sintesi fra il lavoro di studiosa (che si concluderà con un'opera dal titolo significativo: La scienza della croce) e il suo stesso itinerario esistenziale, in un'unità fra conoscenza e prassi cara all'ebraismo di ogni tempo. E nell'approssimarsi della morte, al momento di partire assieme alla sorella Rose verso l'ultima tappa, il campo di sterminio, le dirà soltanto queste parole: «Andiamo, per il nostro popolo». Il sacrificio della croce fu così nella vita di Edith Stein, oltre alla ricapitolazione di tutta la sua ricerca orante sotto la guida dello Spirito, la sintesi estrema fra la partecipazione alle sofferenze del popolo ebraico e l'assimilazione a quel «Servo sofferente» capace di donare senso al proprio sacrificio, compiuto «con uno Spirito eterno», mediante il fuoco purificante dell'amore.
TRACCE DI LETTURA
Il suo maestro di un tempo, il filosofo Husserl, commentò così l'ingresso di Edith nel Carmelo:
«In fin dei conti, vi è al fondo di ogni ebreo un assolutismo e un amore per la "santificazione del Nome di Dio", cioè per il martirio.
LE CHIESE RICORDANO...
ANGLICANI:
Mary Summer (+ 1921), fondatrice dell'Unione delle madri
COPTI ED ETIOPICI (3 misrā/naḥasē):
Simeone lo Stilita l'Anziano (IV-V sec.), monaco (Chiesa copta)
LUTERANI:
Adam Reusner (+ 1575), poeta svevo
Edith Stein da Breslavia, testimone fino al sangue
MARONITI:
Mattia, apostolo
Jean-Marie Vianney, curato d'Ars (vedi al 4 agosto)
ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Mattia, apostolo
Germano dell'Alaska, monaco (Chiesa ortodossa d'America)
Clemente, vescovo di Ocrida (Chiesa serba)