Il sogno di Dio

Carta realizzata presso la fraternità di Civitella san Paolo (RM)
Carta realizzata presso la fraternità di Civitella san Paolo (RM)

23 agosto 2024

Mt 19,1-12

In quel tempo, 1Gesù lasciò la Galilea e andò nella regione della Giudea, al di là del Giordano. 2Molta gente lo seguì e là egli li guarì. 3Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: «È lecito a un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?». 4Egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina 5e disse: Per questo l'uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne? 6Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto». 7Gli domandarono: «Perché allora Mosè ha ordinato di darle l'atto di ripudio e di ripudiarla?». 8Rispose loro: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all'inizio però non fu così. 9Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un'altra, commette adulterio».
10Gli dissero i suoi discepoli: «Se questa è la situazione dell'uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi». 11Egli rispose loro: «Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso. 12Infatti vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ve ne sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca»


Tema spinoso quello al centro del vangelo di oggi e la risposta di Gesù a chi lo interrogava per metterlo alla prova, spiazzò duemila anni fa i suoi interlocutori, ma spiazza ancora noi oggi.

Certamente i motivi di questo “sbalordimento” nell’ascoltare il modo di argomentare di Gesù sono ben diversi, oserei dire quasi antitetici, perché il contesto e la cultura in cui li ascoltiamo sono molto cambiati.

In una cultura fortemente patriarcale e maschilista come quella del tempo di Gesù, era scontato considerare la donna inferiore all’uomo e pensarla sottomessa al suo arbitrio, quindi la risposta di Gesù scandalizza perché invece restituisce alla donna la sua dignità, il suo essere chiamata, insieme all’uomo, a formare “una cosa sola”, a essere segno di comunione e di vita.

Ma la risposta di Gesù spiazza anche noi oggi, perché sembra ingiungere un "obbligo" nella relazione di coppia, proprio lì dove noi invece vorremmo solo vedere e vivere la gratuità.

In realtà Gesù invita i suoi ascoltatori di ieri e di oggi ad andare oltre e in ogni situazione a guardare al “in-principio”, ovvero a tener sempre presente il disegno di amore e di vita di Dio, il quale mettendo ordine nel caos iniziale crea la diversità e la varietà delle creature e vuole che esse vivano la comunione e il rispetto reciproco nella convivenza.

“Il Creatore da principio li fece maschio e femmina” dice Gesù: c’è una parità tra uomo e donna, ed essi sono chiamati insieme a essere segno di comunione nella diversità e ad essere custodi di tutto il creato.

Poi resta vero che la nostra risposta a questo “sogno di Dio” spesso non è proprio adeguata, perché siamo “lenti a credere”, a fidarci di Lui, del suo accompagnarci in questa responsabilità di suoi collaboratori, e perché siamo “duri di cuore”, incapaci di fare nostro il suo sentire e il suo volere.

“Se questa è la condizione dell’uomo rispetto alla donna…” replicano i discepoli al discorso di Gesù; e noi, come loro, ragioniamo spesso in termini di convenienza e di guadagno, escludendo una prospettiva di gratuità che mette il contingente all’interno di un disegno più ampio (il “regno dei cieli”) e che può dare senso e forza nel portare avanti delle scelte che sul momento possono apparire solo sterili o addirittura mortifere e che invece portano in sé, come un germe, una fecondità altra.

Certo, in ogni situazione, occorre discernere il meglio, cercando di fare nostro il sentire di Dio, il suo volere la vita per ogni sua creatura, sapendo che, come Dio nella sua misericordia viene incontro anche alla nostra durezza di cuore, così anche noi dobbiamo sempre guardarci gli uni gli altri con uno sguardo che riconosca e rispetti la dignità di ciascuno e che gli dia spazio per dirsi e esprimersi al meglio.

Il Signore ci doni di fare sempre spazio alla sua parola per imparare a fare spazio agli altri e ci doni di scoprire come anche quelle sue parole che sul momento ci urtano e contraddicono in realtà possono essere un terreno fecondo per la nostra vita e per le nostre relazioni. 

sorella Ilaria