Che cosa siete andati a vedere nel deserto?

Carta realizzata presso la fraternità di Civitella san Paolo (RM)
Carta realizzata presso la fraternità di Civitella san Paolo (RM)

18 settembre 2024

Lc 7,18-35

In quel tempo18Giovanni fu informato dai suoi discepoli di tutte queste cose. Chiamati quindi due di loro, Giovanni 19li mandò a dire al Signore: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». 20Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?»». 21In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. 22Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. 23E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
 24Quando gli inviati di Giovanni furono partiti, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 25Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re. 26Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. 27Egli è colui del quale sta scritto:

Ecco, dinanzi a temando il mio messaggero,
davantia teegli preparerà la tua via.


28Io vi dico: fra i nati da donna non vi è alcuno più grande di Giovanni, ma il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui.

29Tutto il popolo che lo ascoltava, e anche i pubblicani, ricevendo il battesimo di Giovanni, hanno riconosciuto che Dio è giusto. 30Ma i farisei e i dottori della Legge, non facendosi battezzare da lui, hanno reso vano il disegno di Dio su di loro. 31A chi dunque posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? 32È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così:

«Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!».

33È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: «È indemoniato». 34È venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e voi dite: «Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!». 35Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli».


Le parole di Gesù oggi ci invitano ad operare un discernimento, cioè ad imparare a formulare un giudizio sulla realtà a partire non tanto dal nostro umano sguardo su di essa, ma dallo sguardo che ha Dio su di essa.

Sì, Gesù ci chiede innanzitutto di imparare a vedere: “andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito” (v.22) dirà agli emissari del Battista, “che cosa siete andati a vedere?” (v. 24) chiederà alla gente.

Proviamo allora a rileggere la pagina evangelica che Luca ci propone oggi attraverso gli occhi dei diversi personaggi che vi si incontrano.

Innanzitutto Giovanni Battista: uomo abitato da un dubbio radicale, perché ciò che vede non corrisponde a quello che si attendeva di vedere da tutta una vita: Giovanni si trova spiazzato dal Messia concreto che ha davanti agli occhi, vede in lui i tratti del Padre che fa prevalere su tutto la misericordia (cf. Lc 15,11-32), ma si attendeva i tratti del giudice, con la scure in mano per abbattere ogni pianta che non porta frutto, e la per vagliare il grano ed eliminare nel fuoco la pula (cf. Mt 3,10.12).

Gesù non si scandalizza del dubbio (che è sempre parte integrante della fede, non sua negazione), ma indica a Giovanni il criterio per risolverlo: guardare alle Scritture. Se Gesù compie le Scritture, ridando la vista ai ciechi, l’udito ai sordi, la vita ai morti come profetato da Isaia (cf. Is 35,5-6;42,7; Lc 7,22), allora è davvero lui il Messia atteso.

Poi Gesù invita le folle a fissare lo sguardo sul Battista e a interrogarsi su cosa vedono in lui: chi è quest’uomo? Un grande, anzi il più grande tra i nati di donna (v. 28) o un disgraziato incarcerato e solo, spogliato di tutto, anche delle sue certezze di fede, un perdente insomma agli occhi del mondo, che ha sacrificato la libertà con la sua intransigenza di fronte al potere (v. 18.25)? E anche qui per Gesù il criterio di discernimento, il criterio per comprendere una vita è uno solo: la Scrittura. Chi è il Battista agli occhi della Scrittura? Un uomo che ha incarnato la parola del profeta Malachia con tutta la sua esistenza, piegandola a preparare giorno dopo giorno la venuta del Messia (Ml 3,1; Lc 7,27). Questo lo rende “grande” agli occhi di Dio.

E questa grandezza è stata riconosciuta e vista dagli ultimi della società, dai peccatori, dalla gente semplice (v. 29) che ha saputo scorgervi la presenza di Dio, una porta aperta sulla sua giustizia (che è sempre misericordia); è stata invece ignorata dai grandi di questo mondo, dai primi della società, dai professionisti del religioso (v. 30).

E non è stata vista neppure da “questa generazione” (v. 31), da tutti coloro (noi?) che già sanno, che non sono attraversati da alcun dubbio, che non sentono il bisogno di scrutare la realtà con l’occhio della Scrittura: per loro il Battista non è che “un indemoniato”, Gesù nient’altro che “un mangione e un beone” (v. 33-34).

Ma attenti, ci avvisa Gesù, perché non è indifferente l’occhio con cui guardiamo, da esso dipende una beatitudine (“beato chi non trova in me motivo di scandalo” v. 23) e l’accesso al Regno nella grandezza di Dio (v. 28) o il fallimento di una vita, che ha tristemente “reso vano il disegno di Dio” su di sé (v. 30).

sorella Annachiara