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Ascesi del desiderio


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Il digiuno cristiano atto eucaristico

In questa prospettiva, il digiuno non si identifica con l'astensione parziale o totale dell'alimentazione quotidiana. Molto più profondamente esso si innesta nelle dinamiche affettive e relazionali, presentandosi come strumento di educazione degli affetti e delle emozioni.

Scrive l'autore: «al di là di un'ascesi del bisogno alimentare, il digiuno è dunque un'ascesi del desiderio. Tale ascesi vuole riprendere e proseguire il processo di "conversione" dell'oralità: con la messa in opera di una disciplina destinata a tenerne in scacco il vettore "consumazione" per promuovere, in compenso, il vettore comunione"» (p.32).

Il digiuno è dunque la pratica che investe sulla dimensione comunionale. Esso, in particolare, ha come scopo quello di superare il "consumismo" delle relazioni. E lo sappiamo, nascostamente nel quotidiano rischiamo di vivere i nostri rapporti fondandoli sul bisogno o interesse. La pratica del digiuno vuole farci passare da "predatori" a servitori degli altri, puntando sulla differenziazione, sull'alterità, sul ridimensionamento di noi stessi.

Digiunare è dunque ristabilire il giusto rapporto con il Creatore, il creato, e ogni creatura a partire dalle vittime della società del consumo. Il digiuno allora è anche contestazione della legge dell'avidità che corrompe le relazioni, rende i poveri più poveri (cf. Is 58,67)

L'aspetto più interessante e nuovo che l'autore mette in luce è la dimensione dell'incontro. Il digiuno cristiano è un atto di oblazione, perché ci si consegna totalmente a Dio che totalmente si è offerto. L'Eucaristia è, per eccellenza, il cammino inverso dell'avidità e dell'egoismo. In altri termini, il digiuno ci fa essere più eucaristici, come Gesù nella sua offerta al Padre e nel suo svuotarsi (Fil 2.7) per amore dell'uomo.

Un volume ricco di spunti, riflessioni e aperture, da valorizzare soprattutto in questo tempo quaresimale.

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COSTI BENDALY
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