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Il vero amore che sa vivere oltre la morte


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E' lei a chiudergli gli occhi: "L'ultimo gesto di sposa sul suo corpo, compagno di cinquant'anni di intimità, un gesto d'amore, di rispetto, di riconoscenza. Non un gesto d'addio". Lui sembrava dormisse, tanto era sereno. Lei, devastata: "E' la prima volta che non mi consola". Non si diventa vedovi in un istante, quando il cuore dell'altro cessa di battere. Come non si resta orfani in un istante. O senza un figlio, o un fratello amatissimo, in un istante. Lo si diventa poco a poco, quando l'assenza diventa brutale nel posto vuoto a tavola, nel silenzio della casa, nella musica che non viene più suonata, nelle conversazioni sospese, nel "vieni a vedere..." o nel "senti cosa mi capita...", a cui non c'è più ascolto, né risposta.

Quando si tocca con mano, un giorno dopo l'altro, il grande abisso. L'assenza disabitata, senza più tenerezza, protezione, condivisione, nel corpo e nell'anima. Ma è una minoranza, si dirà, il mondo è pieno di vedove consolatissime, più felici dopo che prima. Qua] è allora il valore del racconto della signora Chovelon? Pagine d'amore vero, con una freschezza che fa bene al cuore, anche a sentirlo raccontare. Pagine di tenerezza, di nostalgia, in cui il condividere una fede religiosa diventa un fattore di coraggio e di gioia, anche in una vita non facile. Pagine che fanno ripensare a ciascuno la sua perdita, la sua assenza. Tutti abbiamo perduto per sempre almeno una persona molto amata, con cui abbiamo condiviso giorni luminosi. Ciascuno ripercorre il suo dolore, ma anche la rinascita. Quando lei cerca di dare un senso all'assenza, e uscire dalla disperazione, perché lui non l'avrebbe mai voluta lasciare tra le lacrime. Di nuovo, il suo ritorno alla vita dopo i mesi e gli anni del lutto diventano il paradigma del tornare a vivere di tutti coloro cui la morte ha strappato l'amato. Scriveva Pablo Neruda: "Se muoio, sopravvivimi con tanta forza pura (...)./Non voglio che vacillino il tuo riso né i tuoi passi I non voglio che muoia la mia eredità di gioia (...). /Vivi nella mia assenza come in una casa (...) ./ E' una casa così trasparente l'assenza/ che senza vita io ti vedrò vivere / e se soffri, amore mio, morirò nuovamente".

ALESSANDRA GRAZIOTTIN

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BERNARDETTE CHOVELON
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Qiqajon, 2012

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